Dare pace,

dare vita, dare libertà, vivere amore.
Non c'è un unico suono, Gesù. Oggi sento molti suoni nella tua parola e l'armonia c'è, ma non la sento subito. Mandi altri (ètérous) inviati a nome tuo, perché non ci sono solo gli apostoli. C'è bisogno di operai per lavorare nei campi dell'amore, dove il raccolto è abbondante ma sono pochi quelli che raccolgono. Allora ti fai aiutare da questi altri discepoli cui affidi l'annuncio del regno, la forza della tua voce. Ascoltiamo pure noi possiamo essere tra questi "altri".
"Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».".
Il primo suono che sento è quello della pace, della mitezza offerta fino al paradosso di darsi come cibo, pasto per il desiderio d'amore di coloro che andiamo a raccogliere per darli al Padrone della messe: «Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi». Questa mitezza è radicale, perché è fondata su un autentico "affidamento a D**", a quel Padrone della messe che ci manda a lavorare il Suo raccolto: «Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada». Siamo senza organizzazione e protezione, affidati a quell'Amore che ci manda, arricchendoci con la sua Presenza costante. Proprio per questa nostra ricchezza il primo, e unico, dono che facciamo è quello della pace che nasce dall'Amore che ci manda. Siamo pace e produciamo pace, e questo succede perché chi ci accoglie è diverso da noi, ma anche lui o lei nasce dalla pace e la riconosce in noi. Solo così possiamo raccogliere il raccolto di D** e riporlo nella sicurezza dei Suoi granai.
Questo primo suono della Pace è il tema di fondo di tutta questa tua Parola che noi portiamo: siamo un cibo che deve essere gustato e mangiato. Non siamo né giudici, né padroni, ma operai inviati a raccogliere ciò che non ci appartiene.
Il secondo tema appartiene anch'esso alla pace, ma è la sua dissonanza, ciò che produce ritmo. Al rifiuto della nostra presenza segue solo l'affidamento a D**, nostro e di chi ci manda via. Non è una minaccia, né si tratta di una maledizione, ma solo di una constatazione: noi ce ne andiamo, anche scuotendo la polvere delle vostre strade dai nostri piedi, ma voi non vi appartenete, anche voi siete di D** e non potete sottrarvi al Suo desiderio. 
Infatti il nostro annuncio è semplice, lineare.
Il tempo è compiuto, il regno di D** è vicino, convertiamoci alla bella e buona notizia che Gesù di Nàzaret dona alle nostre vite: l'amore vince.
ciao r

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