Al centro

della vita, del cuore, dei nostri affetti.
Cosa c'è al centro della nostra vita? Ma questa domanda viene alla fine, arriva dopo. Ma "dopo" che cosa? Dopo la tua sconfitta, dopo l'evidenza della tua solitudine. 
Continuo a dirmi e a dire a chiunque mi ascolta che tu ami le sconfitte, Gesù mio; perché è proprio dalle sconfitte che trai le tue più belle vittorie. Qui ne abbiamo una dimostrazione potente. Vieni dalla Trasfigurazione e dalla guarigione del bambino epilettico, che i tuoi amici non sono riusciti a guarire perché "non hanno preghiera", e non sanno pregare. Tu cerchi di fargli vedere che la preghiera è il rapporto di fiducia e di abbandono a D**, quel farci prendere per mano da D** per farci portare dove il Suo amore ci chiama, ad ogni costo. La preghiera, allora, è solo questa fiducia, questo abbraccio di D** alla nostra vita a cui ci abbandoniamo totalmente, anche se in questo abbraccio c'è un amore in cui e per cui perdiamo tutto: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 
I tuoi amici non ti capiscono e, forse, neppure ti ascoltano. Non so quanto noi ti capiamo, però per noi ascoltarti è fondamentale. Allora apriamo il nostro cuore e la nostra vita alla tua presenza, all'immensa debolezza di questa tua sconfitta: la vittoria che ci salva.
"Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».".
Il fatto che i tuoi amici si vergognino delle chiacchiere che facevano su chi era il più grande tra loro significa che qualcosa l'hanno capita. Continuano a pensarti come Messia politico, come re di un Israele indipendente da Roma e che domina sulle genti, ma sanno che tu lo neghi e che, anzi, affermi proprio il contrario: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 
Ti sentono, ma in realtà non ti ascoltano e neppure immaginano cosa significa "risorgere dai morti". Allora continuano le loro chiacchiere su chi è il più grande tra loro e su chi sarà tuo "ministro", tuo servitore di questo o di quel potere. Cerchi di far capire l'errore ricordando che loro devono servirsi l'uno l'altro, cercando di essere gli ultimi perché solo così saranno i primi. Ma sai che non basta.
Allora «preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse...».
Come D** abbraccia ciascuna e ciascuno di noi, mettendo le nostre debolezze e fragilità, le nostre ferite al centro della Sua Vita d'amore, così dobbiamo fare noi mettendo il Suo Amore, che non comprendiamo, al centro della nostra vita e abbracciandolo, come abbracciamo una bambina, un bambino, che mettiamo al centro della nostra vita, anche se, e proprio perché hanno da darci solo il loro amore, le loro debolezze, le loro ferite, nient'altro. Perché è solo così che accogliamo D** e lo mettiamo al centro del nostro cuore, della nostra vita: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Amen, Gesù, amen amen.
ciao r

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