La fiducia

che trasforma, si fa pane, dà la vita.
Il pane. Tema antico, Gesù, tema profondo, che suscita sempre inquietudine, malessere, difficoltà. Parola ricca di sensi e suggestioni: che buono il pane, dammi pane, manca il pane, il pane non si spreca, dividiamo il pane che abbiamo, siamo senza pane, facciamo il pane. Oggi si parla di pane.
Ma qui con te oggi, in questo vangelo di Giovanni, il centro della tua azione non è il pane. Il pane è ciò che usi, perché viene capito subito, non crea difficoltà. Se ho fame e mi dai pane, mi sfami. Si capisce al volo. Ma non è questo aspetto della tua azione che oggi mi colpisce e mi suona dentro. 
Mi colpisce la tua sicurezza. La tua serena fiducia che cinque pani ben divisi sfameranno migliaia di persone, fiducia basata sul fatto che Dio è con te e agisce insieme a te, nel tuo amore. Quell'amore in cui Dio ha tutto lo spazio che desidera per amare. 
Allora, sentendo la tua fiducia in Dio Padre Madre suonare canti d'amore anche in me, so che ascoltarti è come mangiare il pane che tu hai diviso e continui a dividere e a donarci per toglierci tutte le nostre fami.
"Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.".
Non è la nostra azione sociale e politica che ci sfama e ci libera, è la serena fiducia nella presenza di  Dio Amore nelle nostre vite e nelle difficoltà delle nostre vite.
«Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Questa tua domanda è una costante delle nostre vite, ed a questa domanda dobbiamo saper rispondere, innanzitutto con la nostra vita, in secondo luogo con i nostri beni. Ma non basta.
Le nostre azioni e le nostre vite al tuo seguito hanno sempre forti presenze sociali, e dei risvolti politici che vanno tenuti presenti, ma sapendo che non è qui che esiste e agisce la tua presenza, insieme all'azione di Dio che vive e vince.
La nostra azione politica e sociale ha sempre dei limiti connessi alle realtà del mondo in cui viviamo.
«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».
Quello che possiamo fare è sempre poco e non è mai a tempo, non arriva mai in tempo. Ma infatti non è la nostra azione che basta, tanto per dare pane quanto per dare amore e felicità.
Allora dobbiamo fare come te e lasciare a Dio tutto lo spazio che desidera per amare, e farlo con la  tua stessa serena fiducia: «Fateli sedere».
Solo così succede, a noi come a te, che doniamo vita e amore con l'intera abbondanza di Dio Eterno Amare.
ciao r

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