La tua domanda
Chi sei, Gesù? Mi sembra, amico mio, che siamo troppo pieni di risposte preconfezionate, per riuscire a essere, non scrivo "sinceri", ma almeno "autentici" nella nostra risposta.
Il punto è che tu vuoi il nostro coinvolgimento personale, emotivo e profondo, nell'amore che ci doni. Ma chiedi che questo coinvolgimento sia pubblico, appartenga alla famiglia, al gregge, alla tribù, alle persone umane di cui siamo parte. La nostra sequela innamorata della tua vita ci deve riguardare personalmente, ma deve anche appartenere alle comunità, alle chiese, di cui siamo parte e di cui bisogna rispettare le regole. Non siamo amici tuoi da soli, non ci salviamo per conto nostro, ma solo (anche!) testimoniando la forza del tuo amore. Questa è la fede di cui ci chiedi, che ci offri. Ma non è questa la domanda che mi colpisce, è la tua, e la troviamo soltanto ascoltando la tua voce di gioia, gioco e libertà.
"In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».".
Nella tempesta si smarriscono le certezze e la nostra forza si indebolisce. Perdiamo la certezza della vita e cerchiamo un aiuto più forte di noi, cerchiamo te, che però dormi. Ma non è il tuo sonno, il problema, e neppure la tempesta. Il problema siamo noi che, nella tempesta, abbiamo paura di perdere la vita, anche se tu dormi a casa nostra, sopra un nostro cuscino. Anche se con noi ci sei tu che sei la vita. Per questo mi piace Teresa di Lisieux, che, dentro una bufera feroce, non ti rimprovera perché la lasci sola e sente che non giochi più con lei. Se dormi hai bisogno di dormire e lei, coraggiosa ragazza, non ha paura di proteggere il tuo sonno con la sua vita.
Forse il tema, ciò che davvero abbiamo paura di perdere, non è la vita, di per sé, ma l'amore, la certezza che c'è chi ci ama e divide con noi gioie, felicità, tempeste. Abbiamo paura perché non abbiamo la sicurezza del nostro amore per te, continuiamo e chiederci chi sei e perché puoi fare le cose che fai. Abbiamo paura, Gesù, ma non della tempesta, innanzitutto, bensì del tuo amore e del fatto che amarti sembra molto pericoloso. Abbiamo paura di amare e di metterci a giocare con te a far l'amore ovunque attorno a noi.
«Perché avete paura?».
Perché siamo spaventati dal vento di bellezza e di libertà che ci arriva dalla Presenza dell'Amore eterno, D** Altissimo, e non osiamo cavalcare le Sue onde per volare sulle cime dei suoi amori, sempre in movimento nel Suo continuo dinamismo di gioia, con le nostre povere tavolette.
Ma ci sei tu, Gesù, e con te non c'è più paura, ma solo la felicità di donarci totalmente alla piena vita di D** e alle sue onde di gioia e amore.
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