La tua cura
Forse ti ha ascoltato da lontano. Oppure ti ha visto agire. Fattostà che si fida di te, sa che lo puoi guarire dalla morte, sa che solo tu lo puoi curare dalla lebbre. Lo puoi purificare. Ignora ogni norma che gli dicono di stare lontano da te, si butta ai tuoi piedi e ti invoca: «Se vuoi, puoi purificarmi». Tu lo vuoi, tu vuoi sempre la nostra libertà. Ascoltiamo le tue mani che si muovono nell'amore per dare la libertà.
"Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».".
Che cosa c'entra la libertà con la guarigione dalla lebbra, con la purificazione dal male che opprime la nostra vita e la uccide? Moltissimo, anzi, ne è il centro. Quell'uomo con la lebbra è morto, dal punto di vista della vita con altre persone è morto. Non può lavorare, né procurarsi cibo, deve restare isolato dalle persone sane, dalla vita, che ormai lo rifiuta. Qualcuno gli lascia un poco di cibo, forse, ma è morto alla vita, non è libero di vivere.
Allora questa persona così ferita ti chiede la vita e tu gliela dai, col gesto fisico di una mano che tocca: "Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!»". Così gli ridai la libertà di vivere, la vita e la ricerca dell'amore che è la vita stessa.
Fai lo stesso con noi, Gesù, toglici l'odio del diverso e l'egoismo di me stesso, queste lebbre carnali, morali e spirituali che ci impediscono di amare. Toccaci, Gesù, per renderci la libertà dell'amore.
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