Guarire il cuore,

liberare la vita.
Tu ci guarisci, Gesù. Guarire le nostre infermità è forse l'aspetto più pubblico e famoso della tua presenza tra noi; ma non è il più importante. Ciò che conta e vive di te, Gesù, sono la croce e la risurrezione che rendono sempre più vera, nelle nostre storie umane, la tua parola. Eppure le guarigioni che fai ci raccontano il senso più forte della tua presenza tra noi: compiere il desiderio d'amore di D**, realizzarlo nelle vite concrete che hai davanti. Ma come succede questo, come accade che - guarendo le nostre malattie - tu compi in noi l'amore di D**? Ascoltiamo Matteo che ce lo racconta.
"Entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».  Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell'istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: Egli ha preso le nostre infermità / e si è caricato delle malattie”.".
La malattia rende inabili alla vita, incapaci di "servire", inutili a sé e alle persone di cui siamo parte. Nella malattia non viviamo più, siamo vissuti, siamo il male che ci ferisce e opprime. Ma tu ci risani. Nelle due guarigioni di questo brano, Gesù, fai vedere come curi la vita di alcune persone il cui scopo, il cui fine, è servire le persone delle loro vite, quelle cui loro appartengono. Tu le liberi perché possano servire nell'amore coloro cui appartengono. Ma questo, per me, significa che le tue guarigioni sono sempre così efficaci e belle perché in esse ci mostri come curi i nostri cuori dalle molte ferite che ci portiamo dentro e ci liberi all'amore. Cioè alla capacità e scelta di servire. Ma questo è quello che fai sempre, è lo scopo per cui sei venuto, è la tua sovranità d'amore. Lo scrive l'amico tuo, Paolo, nella sua 2° lettera ai Corinzi: «In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio». Tu ci guarisci il cuore, Gesù, perché sia risanato all'amore, sia capace di liberare la nostra carne a servire ogni amore cui siamo accanto, diventando, perciò e solo così, giustizia di Dio.
ciao r

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