Testimoni difficili
Già, siamo tue e tuoi testimoni.
Questa parte di umanità che si chiama con il tuo nome e si vanta di te, di conoscerti: femmine, maschi, in ricerca; giovani, vecchie e vecchi, che nascondono e che mostrano; miti (maschile e femminile), violenti (solo maschile), nei dubbi di qualche ricerca di pace; fragili, forti, aperte e aperti alle accoglienze; libere e liberi, con schiavitù incarnite nelle nostre mani e piedi che ci fanno dolore e che fanno male. E così via, poetizzando le nostre differenze e le nostre somiglianze in un elenco senza testa né coda.
Altro che vasi di coccio! Siamo difficili, piene e pieni di paure e diffidenze, in ricchezza di peccato e avarizia d'amore, ma siamo noi, qui e ora, fatte e fatti così, a essere testimoni di te.
Di che cosa ci chiami ad essere testimoni e come, visto che siamo così difficili a stare in amore con te e, quindi, a dirci e dire questo nostro amore con te? Dobbiamo capirlo da te e subito sentirlo vivere nelle nostre carni; solo così possiamo parlare. Per testimoniare bisogna sentire la tua voce che narra Dio Amore, ascoltando il tuo vangelo e la tua vita.
"[I due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».".
La prima cosa che dobbiamo testimoniare è la più semplice e la più difficile: sei risorto, sei vivo qui con noi, ci doni sempre la pace, incarnando di nuovo nelle nostre vite questo prezioso dono. Se la tua risurrezione, Gesù, appartiene solo al nostro passato, se è solo una memoria, allora non ha molto valore. È il ricordo della tua vittoria, che però non ci appartiene e non rende vive le nostre vite. Tu non sei né una memoria storica, né uno spettro del passato. Tu, Gesù di Nàzaret, crocifisso, morto, risorto con i segni vivi della tua passione e morte, tu sei la forza libera di oggi, il re sposo che ci porta alla libertà di amare. La tua risurrezione ci riguarda, oggi, qui, ora.
Ci nutri d'amore, ci liberi amandoci: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
La seconda cosa è ciò che hai fatto con i tuoi amici e continui a fare ancora oggi: "«Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture". Ci fai memoria della tua vita, che è l'unica chiave per comprendere le scritture di Israele (la salvezza viene dai giudei, cfr. Gv 4,21-26), ma che ci permette di leggere in libertà, pace, amore ogni scrittura e tradizione religiosa e spirituale di ogni popolo. Perché Dio è solo amore e libertà, accoglienza piena e felice di ogni ricerca, Dio è collaborazione umile a ogni desiderio di dono. Tu ci apri la mente a comprendere, a incarnare in noi tutte queste ricerche d'amore, accettando e scegliendo le nostre differenze nell'amare. Questa è una delle realtà forti dell'essere umano e, quindi, non possiamo inciampare nella libertà che hai scelto come nostra caratteristica principale, da cui dipende tutto il resto. Così, darti l'uso della nostra libertà intima, personale e pubblica, è la sola risposta all'apertura di mente che compi in noi.
La terza cosa è la più bella, la più difficile: il perdono dei peccati che nasce dalla tua passione e morte, di cui mantieni la presenza viva anche nella risurrezione.
«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
Nel tuo nome predichiamo a tutte le genti, cioè a chiunque, la conversione e il perdono dei peccati. Ovvero le cose che, ogni giorno, viviamo e, mentre le viviamo, ci fanno scoprire che possiamo amare, perché con te, Gesù, nonostante tutto, siamo capaci di amare se ti accogliamo e ti lasciamo lavorare in noi. Siamo peccatrici e peccatori che si fanno cambiare la vita da quell'Amore che hanno incontrato e che, ogni giorno, ci perdona e libera. Rinasciamo alla vita e vinciamo la morte solo se siamo capaci di perdonare con lo stesso perdono che riceviamo, e di amare con lo stesso amore che viviamo. Di questo siamo testimoni, Gesù: tu sei vita, la vita che ama, in ciascuna e ciascuno di noi che si offre come tuo dono di perdono e vita ad ogni creatura che incontra.
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