Senza Gesù
Ci sono due cose che mi colpiscono in questo vangelo. La più importante la scrivo dopo.
La meno importante è il modo, insieme ironico e sapiente, in cui Giovanni presenta quell'atteggiamento radicalmente intriso di male che è la nostra illusione di poter "comprare il futuro", come dice un personaggio dal nome simbolico di Noah Cross nel grande film di un regista ateo e peccatore. Caifa la pensa esattamente come Noah Cross e vuol comprarsi il futuro uccidendo Gesù di Nàzaret che, nelle sue opere e nelle sua vita, si manifesta come Figlio di Dio e Messia Re di Israele. Anzi, dice di volerlo comprare per la nazione intera al piccolo prezzo della vita di un uomo: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Ma il futuro è sempre in grembo a Dio, ogni futuro appartiene solo ai suoi desideri d'amore. Neppure la "morte di Dio", e di un Dio innocente e umile che si è incarnato per amare di più, fino alla fine, neppure questo sacrificio ci fa comprare il futuro. Tu, Gesù di Nàzaret, che muori per me e per salvarmi dalla morte dai amore,(solo!) amore.
"Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».".
La cosa che mi colpisce davvero, Gesù, è la domanda finale di questo brano, fatta da gente normale, di quelle che non hanno illusioni circa l'imprevedibilità del loro futuro, e infatti pregano, magari con poca fede, con atteggiamento quasi superstizioso, perché la preghiera, notoriamente, allontana il male. Sono in ansia verso te, ti stanno conoscendo, vogliono vederti, ascoltarti, ti sentono uno di loro protagonista delle loro vite povere: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
Non sanno e non immaginano che sei tu, Gesù, la festa.
Tu sei quell'agnello che Dio ci dona perché nella sua morte il Mondo, ogni umanità e tutte le creature, abbia vita: la vita presente dell'amante tra le braccia felici dell'amata, dell'amato.
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