Diversità

tra fare e dire secondo Dio e secondo gli umani.
Volevo scrivere "la differenza", perché una differenza si coglie facilmente. Basta guardare dal "giusto" punto di vista e si nota subito dov'è la differenza e come funziona. Diverso e diversità sono un'altra cosa, hai ragione, e spesso la diversità non si nota in ciò che fa differenza. Tra un fondamentalista e integralista cristiano, uno islamico, uno israelita (e i maschili sono scelti, non appartengono alla grammatica) ci sono molte differenze, anche profonde, ma dal tuo punto di vista sulla croce non c'è alcuna diversità. Questo brano di Giovanni mi commuove perché c'è il tuo sforzo d'amore di farti accettare nonostante tutta la diversità di Dio Padre Madre di cui sei testimone e Gloria. Ascoltiamoti con attenzione, ne va della vita. Della nostra vita.
"Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.".
Cosa vuoi dire, Gesù, con questa frase: «Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre»? Ma la domanda più giusta è un'altra: che cosa mi suona dentro molto forte, quasi irresistibile, quando mi trovo davanti a questa frase, dove la tua mitezza prova ad aprire il cuore di chi ti pensa e ti vede come nemico e avversario? Ogni giorno che trascorro con te mi convince, sempre più, che la tua opera principale, quella in cui - nel modo più forte - hai testimoniato e testimoni che «il Padre è in me e io nel Padre», sia proprio la mitezza: il tuo essere inerme, difeso solo dall'amore verità di Dio Padre Madre, che hai donato attorno a te.  Anche oggi tu sei la mitezza dell'amore verità che si dona senza chiedere niente in cambio: questo è il tuo segno su di noi. 
Non siamo stati miti nella storia. 
Le Chiese che portano il tuo nome, a iniziare da quella romana, sono state troppo spesso molto poco miti, anzi feroci; salvo alcune testimonianze radicali, come gli anabattisti dopo la Riforma e, prima di loro, le beghine che dal XIII secolo hanno testimoniato il tuo nome in Europa. Ma anche moltissime altre persone e comunioni ti hanno seguito vivendo la tua mitezza nella carne e nel sangue delle loro vite. Solo se viviamo e testimoniamo la tua parola, presente e attiva tra noi, con mitezza e povertà (di cuore e di beni) verso altri umani e verso ogni creatura vivente, solo allora conosceremo Dio Altissimo Amore vivo in noi e noi vive e vivi nella Sua intimità amante. E così sapremo quanto il paradiso sia già tra noi, su questa Terra, se riusciamo ad amare in verità, con mitezza e povertà, ogni creatura. Come impariamo da te, Gesù.
ciao r

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