Carne di Dio:

le nostre vite nella Tua vita per nutrirci delle Tue felicità.
Dolore e sofferenza sono così intimamente connessi alle nostre vite, alla carne di cui siamo fatti, che è relativamente facile parlarne. Ci fa fatica e, spesso, ci imbarazza. Ma quando troviamo un cuore amico e amante che ci ascolta, anche la sofferenza riesce a essere parte buona e dolce delle nostre carni; e spesso, così, diventa anche felicità. Questa felicità così strana, esperienza che desideriamo e cerchiamo, ma che è più sfuggente del dolore e, sicuramente, molto più difficile da presentare e descrivere, anche a un cuore amico e amante. Per questo ammiro molto questo piccolo brano di Marco: riesce a descrivere una radicale esperienza di felicità senza perdere né la sorpresa iniziale, né il turbamento finale, né la pace che nasce dalla narrazione di una esperienza forte. Perché l'episodio della Trasfigurazione è il racconto di un momento di felicità che Gesù vive col Dio che gli è Padre, e che divide con i tre discepoli che gli sono più vicini. L'Incarnazione non è solo Dio che prende la nostra carne e conosce le nostre sofferenze, ma è Dio che sperimenta e conosce la felicità di vivere, anche nella carne, quella esperienza dell'amore che è la realtà più forte di Dio. L'Amore come dono totale di sé che non viene più ripreso ma resta nel mondo, nelle nostre carni di vita. Ascoltiamo.
"Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.".
Già, mio bellissimo Gesù, che cosa vuol dire "risorgere dai morti"? 
Tu "risorgi dai morti", Gesù, con le cicatrici delle ferite che ti sei procurato per amore, ma, ne sono certo, anche con il ricordo dei sorrisi che hanno accompagnato la tua strada, con la memoria delle mani che ti hanno aiutato, con il sapore delle luci che hai visto accendersi negli occhi di moltissime persone dopo l'incontro con te. Anche tutto questo è presente nell'episodio della Trasfigurazione. Tu ti fai vedere fonte di luce, ti mostri capace di raccogliere in te l'intera esperienza di Israele, sei detto da Dio come "l'amato" di cui Dio stesso è l'amante innamorato. Dio si mostra così quel genitore che ama il figlio e si riconosce in lui, nel modo in cui questo figlio vive l'esperienza di vita di cui il Padre lo ha incaricato. Ma c'è di più. C'è la gloria. La tua gloria, Gesù, che qui è mostrata nel testimoniare il Padre, in quel tuo «occuparmi delle cose del Padre mio» (Lc 2,49) che è l'elemento portante della tua intera esistenza. Azione che non è fine a se stessa, ma è sempre offerta a noi, a chi ti segue e si propone alla tua sequela perché vede in te l'amore. In questa tua gloria che raccoglie Dio nella carne che offri a noi come cibo e vita per arrivare alla indicazione della più intima azione di Dio per noi attraverso te: la seduzione amorosa delle sue creature nel suo amore, per portarle così a essere anche loro carni di Dio, pure noi amate amanti che non rifiutano più nulla della vita ma si offrono a essa come cibo e bevanda d'amore. Ciò che si può dire bene, forse, solo in poesia.

La mia vita,
si alza
alle albe dei tuoi sguardi 
così
frantumata e raccolta in pezzi intrecciati
come ghirigori di bimba,

e si fa dono preda
di caos alle tue imprese d’amore 
incantevoli
come seducenti carni di donna.

Sedotta.


ciao r


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