La tua forza,

è che sei tu l'autore dell'amore che ci regali, con cui ci liberi.
Autorità, ἐξουσίαν (exousian). È un nome femminile, viene da exesti e significa privilegio e potere, ma in una gamma di significati che vanno da forza per agire a capacità di decidere per sé e per altri, alla competenza e maestria nel fare le cose, all'influenza che si è nelle realtà della propria vita, alla libertà che si è e si vive e, solo così, può essere trasmessa anche ad altri. Nei vangeli è riferita a te, Gesù, e sai benissimo che "autorità" significa (anche, non sopratutto) molte cose legate al potere umano, specie al potere politico, ma quando viene riferita a qualcuno totalmente privo di potere politico e sociale, come eri tu, che venivi da Nàzaret, allora indica sopratutto la libertà di farsi autore. Autore di cosa? Autore dell'unica realtà che abbiamo da Dio Genitore e Amante e che tu avevi senza misura: l'amore. La tua autorità è far vedere, mostrare che tu crei amore attorno a te innanzitutto con la tua presenza fisica e poi con la forza, con l'energia umile e mite delle tue parole. Ascoltiamole, allora, perché abbiamo bisogno della tua autorità nella libertà di amare.
"Giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.  Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.".
Da ex insegnante so che l'autorità di un docente non è frutto di parole. Le parole vengono dopo. Ciò che viene subito è il corpo, la carne, la postura, la realtà fisica di un ingresso, di uno spazio che ti prendi e degli spazi che lasci e riconosci. La prima origine dell'autorità di un insegnante è la libertà che trasmette innanzitutto con la sua presenza fisica. Poi c'è la voce, poi ci sono i gesti che accompagnano la voce, poi ci sono le parole. La prossemica (qui) è la comprensione della prima realtà di ogni autorità spirituale, morale, etica, culturale, personale, emotiva, fisica. Bisogna vederti, per ascoltare ciò che succede. Siete a Cafarnao, è Sabato, vai in Sinagoga, entri e insegni. L'assemblea ti riconosce, ti ha già visto, ma in più vede che sai prendere la libertà che dona Dio nella Scrittura. Ne hai l'autorità. Sono stupiti da te e ti ascoltano. Uno s'inquieta. Le tue parole e la tua presenza lo turbano e sente che è un momento decisivo. Ti provoca, vuol vedere fin dove arrivi. «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Questo grido è una sfida. Gesù nazareno, tu non sei un rabbi qualsiasi, sei molto di più, sei il Profeta atteso, il Messia di Israele. Allora non nasconderti, rivelati, mostrati. Agisci per ciò che sei. Ma le strade di Dio non sono le strade umane e tu percorri solo le strade di Dio. Liberi quel tale dai suoi demoni, dalle sue paure, e continui a camminare la tua strada di Dio: la nostra libertà è solo amare, amare e amarci come ci ama Dio, senza limiti, senza difese, fino alla fine. Fino alla libertà di tutte e tutti nel regno dei cieli che vive in Terra. In te.
ciao r

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