Il tuo lavoro,

mio Signore,è la vita: bellezza di frutti d'amore.
Ma certo è così con i tuoi spazi-tempi e solo secondo le tue felicità, mio Signore ed Eterno Amare Presente, sempre attivo. Non possiamo pensarti e riferirci a te solo secondo le nostre fatiche limitate e, purtroppo, così piene dell'orgoglio dei nostri peccati. Invece dobbiamo accompagnarti con amore e amicizia, come ci mostra e indica Gesù. Solo così sei tu, Antico Bene Vivente, sei tu il nostro vero orgoglio d'amore, tu che operi sempre senza stancarti, con gioia e felicità di vita, come dice Gesù, tuo figlio e nostro re e sposo: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco» (Gv 5,17b). Ecco, mi è sembrato che questo fosse il modo migliore per prepararmi all'ascolto della voce di tuo Figlio, Gesù, che parla di te e delle grandezze del tuo amore. Ascoltiamo, con le nostre vite.
"Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.".
Non è che non dobbiamo far niente, aspettando che Dio faccia tutto. Dobbiamo riconoscere che non dipende a noi. Ci metto tutto il mio lavoro e la mia attenzione, ma questo fiore che nasce non l'ho fatto nascere io. Ci metto fatica e amore ogni giorno, ovviamente sbagliando sempre, e sempre cercando di restare nella sincerità e nell'amore. Ma questa figlia o figlio così bello e buono, o così brutto e cattivo, o in una mistura, per me quasi incomprensibile, di cose diverse, belle e brutte, buone e cattive, questa figlia o figlio non è solo frutto del mio lavoro, ma anche del lavoro di Dio. 
Allora, se è così, ma è così: quanto spazio lascio a Dio perché operi nella mia vita come vuole e desidera? Quanta libertà lascio a Dio perché agisca, in me e attorno a me, secondo le scelte del suo amore? Cerchiamo di fare come ci dici tu, Gesù, lavoriamo ogni giorno lasciando lavorare Dio. Accompagnandolo con le nostre fatiche piene della bellezza di essere amate, amati.
ciao r

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