Amare

è andare a vivere per mostrare e dire l'amore che c'è.
Chi sono, Gesù, "gli operai della messe"? Sono persone prive di tutto, che hanno solo Dio dalla loro parte. Li vuoi come agnelli in mezzo ai lupi. Ma così verranno mangiati, Gesù, ragionevolmente. Tu sorridi e sento la tua voce: La Potenza dell'amore di Dio è proprio nella scelta di farsi agnello in mezzo a lupi dell'umanità, perché lo mangino e lo divorino, ma così imparino cos'è l'amore. Ma questo sei tu, Gesù, e chi va nel tuo nome dev'essere come te: inerme, mite, indifeso, amante. Ascoltiamoti.
"Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».".
Mi sembra che il compito fondamentale di chi ti segue e si sente inviato da te a raccontarti e mostrare il tuo amore sia, proprio, vivere. Va a farsi mangiare: «ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi». Si viaggia leggeri, quando si viaggia per conto di Dio e della Sua Parola, del Suo Agnello: «non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada». Portiamo soltanto Dio con noi. Meglio, è Dio che ci porta e ci conduce dove vuole, pieni solo del suo amore. D'altra parte siamo noi che abitiamo il regno dei cieli, non c'è bisogno d'altro. Sento voci attorno a me: "Ma è roba per preti, suore, santi... io che c'entro?". Moltissimo. Questi settantadue non sono la prefigurazione di chi si fa prete, suora, santa o santo. Sono l'indicazione di chi ama Gesù e vuol essere come lui. Quelle parole, infatti, descrivono te, Amico d'Amore, che nulla avevi da metterti e nulla possedevi, se non l'Amore del Dio che chiami Padre, amore che hai sparso e sempre doni e regali con grande libertà, con la generosità indifferente e libera del tuo seminatore, che sa che la semente può cadere ovunque, perché non finirà mai. Infatti è Dio stesso l'amore che si fa dono. Però sbaglio. Chi ti segue una cosa le deve dare, misurando attentamente come viene accolta, e muoversi proprio in relazione a come "questo dono più importante" viene accolto, diventa vivo. La pace. Ma questa pace è shalom. Non è l'assenza di guerre, ma è la presenza di Dio come amore vivente: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi». La pace è la misura dell'amore e solo la pace consente di proporre l'amore di Dio come il seme che dà molto frutto. La pace che scende in quella casa è la misura dell'amore che ci vive, non la religione che viene praticata o le norme etiche che sono seguite. La pace, cioè D** eterno amore che vive. Agnello in mezzo ai lupi. 
ciao r

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