Amare

ci intimidisce, l'amore ci spaventa. Eppure è la sola cosa che desideriamo e speriamo.
In questo brevissimo episodio è disegnata, con forza, una delle caratteristiche più profonde di noi umani: il bisogno di amare e di essere amati, che genera, contemporaneamente, successo e isolamento, affetto e rifiuto. La tua capacità di risanare le nostre ferite, Gesù, ti mette dietro molte persone, perché ciascuna e ciascuno di noi ha qualche ferita da farti risanare, qualche demone da cacciar via o da mutare in angelo. Contemporaneamente, però, ci fai paura. Perché solo Dio risana le nostre ferite, soltanto Dio ci libera dai nostri diavoli e dai loro mali. Ma tu non sei Dio: tu sei il figlio di Maria, sei il carpentiere di Nàzaret, figlio di Giuseppe di cui hai ereditato bottega e mestiere. Ti conosciamo bene, Gesù, non puoi essere Dio. Allora sei matto. Il bisogno di amare e di farsi amare vive e lavora insieme al rifiuto dell'amore che sento verso chi mi ama: amore e rifiuto sono gemelli siamesi. Perché? Ascoltiamo la tua vita, Gesù.
"Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».".
Tu sai amare, Gesù, e ti doni interamente a questo nostro bisogno così radicale e profondo, perché sai che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, siamo impastati con tutte le farine dell'amore. Ma siamo anche libere e liberi e nelle nostre libertà prendiamo la prepotenza di negare il nostro amore, usiamo la violenza di rifiutare l'amore che ci viene proposto. Questa cosa succede sopratutto verso chi conosciamo dalla nascita, verso chi sappiamo bene com'è fatta o fatto, verso chi ci appartiene perché è della nostra famiglia, della nostra tradizione. Il sangue ha i suoi diritti e i "diritti del sangue", le regole dei clan familiari di appartenenza a un territorio e a una discendenza, non possono essere spezzate e cambiate dalla decisione di amare per diffondere amore e capacità di amare ovunque attorno a noi. Quello che tu fai non si può fare, Gesù, lo sai. Così ti sei incarnato nell'accogliente ventre cuore di Maria di Nàzaret, ti sei affidato all'umiltà e alla povertà d'amore di Giuseppe di Nàzaret, entrambi così piccole e così aperte da farsi capaci di donare spazio umano e terreno alla vita a Dio.
ciao r

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