La famiglia

di Gesù e le nostre.
Che cos'è una famiglia, Gesù? La tua ci viene proposta come esempio, ma non si tiene conto che è una esperienza d'amore così particolare che è troppo diretto dirla sacra e immediatamente farne un modello etico. Anche perché Maria, tua mamma, nell'accettare di farsi mettere incinta dalla Spirito Santo nello stesso momento sceglie di farsi mettere fuori dalle leggi e consuetudini del clan di contadini e pastori di cui Giuseppe era parte. E ci vogliono la semplice e forte fede di Giuseppe in Dio, e nella Sua Parola come Giustizia, per legittimare tutto con la scelta di farsi tuo padre davanti al clan e al mondo. Così come, da subito ne sono certo, davanti ai tuoi sorrisi infantili pieni d'amore, loro dovevano rabbrividire al compito di custodirti e proteggerti, di insegnarti la vita come la conoscevano loro: docilità di farsi dono e scambio d'amore e giustizia tra persone diverse, che restano diverse anche se si amano e si donano a vicenda. Infatti, come si può far imparare a Dio l'amore? Sono certo che hai sorriso molto ai tuoi genitori e sei stato molto obbediente a loro, salvo quando hai scelto di farti disobbediente ai loro amori per essere obbediente a Dio, tuo Genitore in quell'Amore eterno che si incarnava nella tua vita di carne e sangue, ogni giorno meglio e ogni giorno di più. Ascoltiamo l'inizio di questa tua vita.
"Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.".
Il canto di ringraziamento e affidamento di Samuele mi piace tanto, perché sento che riguarda direttamente la mia vita. Anch'io, Gesù mio, lascio tutta la mia esistenza nelle mani di Dio Eterno Amore perché ho visto la Sua salvezza. Certo, non ti ho preso in braccio quando eri un batuffolo di carne e sorrisi, ma ti accolgo quasi ogni giorno nell'eucaristia e ogni giorno nella tua Parola che salva. E così, se mi guardo attorno, certo vedo le difficoltà di amare in cui ci muoviamo, ma insieme percepisco e vedo la ricchezza di doni d'amore che tu distribuisci e fai fiorire in noi e attorno a noi. Esperienze di vita e di scambio d'amore in cui sempre più ci amiamo essendo diversi e restando diversi tra di noi, come nella tua famiglia umana, ma diventando sempre più docili a questo amore di Dio che sei tu, che continui a incarnarti e a vivere nelle nostre vite così piene di errori, ma anche di tutta la bellezza del tuo amare che vive e cresce tra di noi. Fino al tuo ritorno.
ciao r

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