La vita è

leggerezza e delicatezza dell'amarci nell'Amore D***, togliendoci a vicenda le fatiche del male.
Ma come si fa a essere pieni di leggerezza e delicatezza d'amore, davanti alla durezza amara del male di vivere in cui siamo immersi? Come si fa a restituire la leggerezza dell'amore a un essere umano che viene offeso nell'amore, a una madre che ha appena visto morire il figlio neonato per ragioni inique e cattive su cui lei non ha alcun potere? Dov'è soltanto che "leggerezza dell'amare" non significa scomparsa magica del dolore, ma liberazione dell'amore? In te, con te, per te, Gesù. Anche tu, Gesù mio, porti il dolore del tradimento e della morte nel tuo bel paradiso, alla destra di D**. Ma lo rendi leggero con l'amore, lo fai diventare parte dell'amore. Com'è possibile, questo? Come possiamo farlo? Solo con la preghiera. Ascoltiamoti.
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Che cos'è "pregare"? Qui tu, Gesù, ci dici che è "vigilare", fare attenzione a ciò che accade nel mondo, in me e attorno a me, essere consapevole, sempre e in ogni momento, per rivolgermi a Dio, all'Eterno Amare, affidando al suo Cuore tutto ciò che accade, protestando con forza, quando mi sembra che devo farlo, ringraziando sempre, di cuore e con tutto me stesso, per quanto duro si ciò che mi accade e accade attorno a me. Non si può protestare senza agire, e non si può agire senza ringraziare per ciò che abbiamo e abbiamo avuto. Bisogna saper ringraziare senza il minimo servilismo, ma come ci si rivolge all'Amico, all'Amica, all'Amante, a Chi ci ama così come siamo e ci conosce molto meglio di come ci conosciamo noi. Ringraziare serve a capire, a prendere le distanze, ad accogliere le vicinanze di questo amore reciproco che ci unisce, una a uno e tutte e tutti insieme, a D**, perenne fonte di vita e mia intimità immortale. Pregare è vivere questa esperienza d'amore, non credere a una dottrina. Pregare è amare D** nell'unica Chiesa che Lei Lui ama: i nostri corpi pieni di sofferenze e pesantezze, da rendere leggeri e felici nell'Amore che libera. Amando, e amandoci.
ciao r

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