Amare
questo presente, Gesù, ascoltando la tua parola per custodire questa Casa, che ci hai affidato.
Ci viviamo ma non è Casa nostra. La Casa è tua, Gesù, e tu ci vuoi tornare per godertela, viverla in amore con noi, dividendo e partecipando con noi le meraviglie della vita con la bellezza di tutte le creature che esistono nella Terra e in tutti i mondi in cui la Terra è immersa. Ne sappiamo così poco, Signore. Infatti, ogni volta che ne conosciamo un pezzettino in più di questa tua bellissima dimora, diventiamo consapevoli di quanto poco ne sappiamo. E ogni volta cresciamo nella meraviglia per la bellezza in cui mi hai messo. Dobbiamo vivere pienamente questa tua Casa, Signore Gesù, ma facendo molta attenzione alla realtà prima della nostra vita: non siamo noi i padroni, ma solo servi con un compito preciso, da capire bene ed eseguire anche meglio: vivere pienamente questa vita, sapendo che non ci appartiene, come noi non apparteniamo a lei, ma comprendendo che siamo reciprocamente custodi di tutte queste bellezze che ci hai dato, fino a che tu arrivi. Questa è la preghiera che ci chiedi, questa è la realtà delle vite che viviamo: fare l'amore, vigilando sulla gratuità della nostra condizione e del lavoro che dobbiamo fare. Iniziando con molta forza con l'ascolto di cuore del tuo grido per la nostra vigilanza, per l'attenzione ad amare.«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Per te, Gesù, pregare è vivere, nei corpi e nelle circostanza che ci sono state date. Dove non c'è alcun destino o alcuna predestinazione, ma solo l'azione paziente e continua dello Spirito Santo dentro le innumerevoli fratture e difficoltà che il nostro orientamento al male, la nostra egoista interpretazione della libertà (io sono libero fino a quando riesco a imporre le mie scelte e decisioni a più corpi possibile, umani e animali e vegetali), costruisce ogni giorno che c'è in Terra. Ma tu ci sai capaci di amare e ci vuoi abili ad amare, sempre più generosi nel donarci all'amore e nel donare amore, insieme al dono della tua parola. Scacciare demoni, guarire malati, visitare carcerati e afflitti, sfamare e dissetare chi ha nulla, accogliere stranieri, difendere chi è debole, non sono compiti aggiuntivi, strumentali alla diffusione della tua parola di vita. Sono proprio la realtà di questa diffusione della tua parola, sono la nostra testimonianza su te e sulla tua presenza tra noi. Tu non ci chiedi di fuggire il mondo, ma di amarlo sapendo che non gli apparteniamo. È proprio ciò che dobbiamo fare: «È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare». Nelle realtà delle nostre vite, noi dobbiamo fare ciò che ci spetta fare, compiti che sono tutti importanti e decisivi, da cui dipende la vita in noi e attorno a noi. Forse non a tutte tutti spetta di vegliare notte e giorno, come a chi incarichi di essere portiere, di stare alla porta e accoglierti. Ma a tutti spetta di vigilare, di chiedersi, ogni volta e per ogni cosa che faccio: "sto amando? sto aspettando davvero Gesù?" e così vigilare sempre di più perché non so il giorno e l'ora in cui tu arriverai a darci la vita, e in abbondanza.
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