Guarire

per far vivere a tutte le persone umane il banchetto della vita.
Questo è ciò che ci insegni a fare, Gesù, oltre e contro ogni legge religiosa ed etica, perché la salute e la vita di un altra creatura umana mi sono essenziali come mi è essenziale il figlio, che sostiene e continua il mio lavoro, e il bue, senza il quale io non lavoro perché non ho le forze fisiche per farlo, forze che mi dà solo il bue. Sono capace di questa scelta così drastica? Intanto ti ascolto, perché dal tuo ascolto nasce tutta la nostra capacità di amare.
"Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.".
Ti invitano a mangiare da uno di loro, perché ci sta. Sei giovane, bello, mite, sincero, provocatore, coraggioso, vieni da una terra di confine popolata di pagani e da una città di poco, da cui niente di buono può venire (Gv 1,46) e, sopratutto, stai mettendo a tacere tutti i dottori della legge e quelli che rispettano le norme della legge di Dio con tanta fatica personale e molto più orgoglio. Vediamo come si comporta a un pasto formale. Chissà se c'erano anche i tuoi discepoli o almeno i dodici che hai appena scelto. Luca non li nomina. Così ti invitano per quel che vedono di te, per osservarti, ma la tua caratteristica principale, Gesù mio, loro forse neppure la vedono. Tu sei una persona libera capace di amare, e investi la tua intima relazione con D**, l'Immenso, Innominabile, Lontano D** di ogni Potenza, il D** Santo fin dal Suo Nome Impronunciabile, D** che tu chiami Abbà, papà, babbino mio, investi questa relazione intima nel donare la vita a chi incontri. È sabato e andate a tavola, ma tu li sfidi con la guarigione di un tale che era lì "davanti a te [...] un uomo malato di idropisìa". Con questa guarigione in realtà non sfidi nessuno, ma provi a guarire anche loro, e dal peccato di orgoglio e superbia di sentirsi giusti davanti a Dio. Ma sai che farlo è molto più difficile che guarire l'idropisia o un'altra malattia. Per guarire dall'orgoglio e dalla superbia occorre l'umiltà di amare, ma questa è solo un dono della vita e di D**. Donaci l'umiltà, Signore, ne abbiamo bisogno urgente.
ciao r

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