Libertà
Hai ragione, Gesù e dovremo ascoltarti con molta maggiore attenzione antropologica. A partire dalla considerazione che se D**, Eterna Presenza Potente, si incarna in un corpo umano maschio è, forse e sicuramente al tempo stesso e, insieme, chiedendo perdono per tutte le nostre approssimazioni e avvicinamenti al tuo amarci, è perché potevi salvarci solo condividendo la nostra idea errata di libertà e vivendo le nostre umilianti tentazioni. Quindi non siamo mai lontani da te, Gesù, nonostante i duemila anni passati e tutte le nostre tecnologia, e le cose che dici ai farisei si possono dire, pari pari, ai nostri vescovi, ai nostri preti, alle nostre religiose consacrate a te e al tuo D** Padre Madre, alle nostre sorelle e fratelli nel tuo amore che, a iniziare da chi ti scrive, Amico mio, vogliono far vedere quanto siamo brave e bravi a seguirti e a dire a tutte e tutti come si devono comportare. Sistemandoci le vesti e gli ornamenti. Ascoltiamo la tua voce, Gesù, ne va della vita.
Mt 23,1-12
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Il tema di questo vangelo sei tu, Gesù. Tu che non hai dove dormire, che non sei riconosciuto come "Maestro in Israele" perché nessuno può dire di averti insegnato qualcosa, neanche tua madre, che pure sicuramente l'ha fatto, insieme a Giuseppe figlio di David, e tu l'hai amata e la ami anche per questa sua umiltà di essere umano che decide e sa di dovere (e non potere) insegnare qualcosa a D** e, tremando ne sono certo, l'ha fatto senza avere paura di sbagliare.
Non ce l'hai con i filàtteri, o con l'orgoglio di una tonaca nera ben lavata e stirata, che cade alla perfezione e ti segna come sacerdote e guida. Ciascuna e ciascuno di noi possiede i suoi filàtteri e le sue tonache nere, e ci tiene che siano pulite, in ordine e ben stirate. Non è questo il punto. Il punto è che bisogna seguire te, non costruire religioni e cleri, con apparati più o meno scenografici e celebrativi di quelli dei sacerdoti sadducei e dei farisei del tuo tempo. Ma noi amiamo il potere umano e le sue coreografie e, quindi, continuiamo a fabbricarci religioni e idoli. Però tu sei paziente e continui a starci vicino e a indicarci l'unica via giusta. Seguirti per vivere come te, con te, dentro l'immensa umiltà potente di D**, che si nasconde dentro questo stupendo "multi-mondo" per giocare con noi, con ciascuna e ciascuno di noi, a nascondarello d'amore e, così, liberarci tutte e tutti nel Suo Amore, in te, Gesù.
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