Il sapore

di Dio.
Gesù, amore e re, sulla dichiarazione di Pietro tu fai una dichiarazione impegnativa e importante, dichiarazione su cui è stato costruito molto, e non tutto quello che abbiamo costruito sulle tue parole è bello. Ma è semplicemente vero che tu reggi tutto, specialmente i nostri errori e che il tuo amore è più grande delle nostre malizie, perché nasce dal D** Vivente. Ma qual'è il tema di questo brevissimo e denso dialogo tra te e i tuoi discepoli? La tua identità? Che cosa "noi" (il "noi" dei tuoi amici di allora e il "noi" di oggi e di tutta la tradizione che si richiama a te e, in specie, a questo brano) vediamo e che cosa accettiamo di ciò che sei venuto a fare, qui nella carne e nel mondo? Il tuo nome? Che cosa stai chiedendo ai tuoi amici di allora e a noi, che siamo qui dietro di te, a leggerti ed ascoltarti,  proprio solo grazie a quei tuoi amici che qualcosa di te l'hanno capita, l'hanno sentita, ce l'hanno trasmessa?
Allora facciamo silenzio e ascoltiamo la tua voce dentro le parole nate dalla comprensione e dall'esperienza di te che i tuoi amici hanno avuto, hanno riferito, ed arrivata fino a noi.
Mt 16,13-20
"Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.".
Sembra semplice la tua domanda, Gesù: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?[...] Ma voi, chi dite che io sia?». Prima la gente e poi loro, e il punto non è una comprensione intellettuale, né per la gente né per il «voi» dei tuoi amici. Chiedi se hanno capito cosa stai facendo, se hanno sentito la presenza di D**, del misterioso e potente D** di Israele nella tua vita, nelle tue parole e nei tuoi gesti. La risposta è un sì pieno delle nostre difficoltà e delle nostre malizie, un "sì" che indica più incomprensione che una comprensione reale e vera della tua missione di D** che viene fra di noi, ad abitarci (e Giovanni nel suo prologo lo scrive benissimo: "Καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν - E la parola carne divenne e pose la tenda fra noi", cfr Gv 1,14), un "sì" che in Pietro raggiunge la sua completezza emotiva, piena delle difficoltà che Pietro il pescatore si porta appresso, ma pronto a seguirti ovunque tu voglia grazie alla tua costante presenza tra di noi: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
Non è una comprensione intellettuale. Pietro, lì, non ha ancora capito niente di te e neppure noi, nonostante i chilometri di libri e di preghiere scritti dopo quella risposta e dopo la tua garanzia che starai sempre con noi e ci difenderai sempre perché ci ami e ti sei dato noi, e noi ti abbiamo assaggiato e così, in te per te e con te, sappiamo qual'è il sapore di D** nella tua carne e nel tuo sangue che ci mangiamo ogni volta che ci è possibile: «perché né carne né sangue [umana e mortale ve] lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli». 
Perché sei tu  il sapore di D**.
ciao r

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