Amarti, Gesù,

è sentire la profonda diversità della tua vita, così vicina a D** da darci scandalo, da farci inciampare sulla tua radicale libertà: l'assenza totale del peccato.
Il senso e l'impronta della tua vita sono la libertà. Perché la libertà è solo la scelta di amare sapendo che è possibile realizzare questa scelta solo nell'assenza del peccato, in quella libertà dal male che sei tu, Gesù di Nàzareth, figlio di D** e Messia di Israele. Questa libertà si scontra con estrema durezza con gli egoismi, molto comprensibili e molto umani, che si scatenano a Nàzareth al tuo arrivo in paese e nella sinagoga. Ma tutto questo è qualcosa che ci riguarda  profondamente, e allora ascoltiamoti con cuore povero, con un cuore che aspira a quella libertà che solo tu doni e che ci fa zampillare come fresche fonti di acqua limpida e buona.
"Gesù venne a Nàzareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». 
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.".
Ci sono due passaggi in questo episodio.
Il primo è il fatto che tu, Gesù, sei veicolo della Parola di D** che si manifesta per mezzo tuo e attraverso la tua vita, così docile a D** e così libera da ogni male.
Il secondo è l'esempio, durissimo, con cui cerchi di far capire ai tuoi concittadini che D** è libero dai condizionamenti umani e agisce sulla base del Suo Amore Infinito, per riportarci al Suo Amore e farci diventare fonti fresche e libere di questo Amore che nutre. 
Ti viene dato un rotolo della Bibbia affinché tu lo legga e aiuti la preghiera di tutti con la Parola di D**. Cosa che fai. Il brano di Isaia che ti capita annuncia l'arrivo e la presenza di D** tra di noi, attraverso e con te: «Lo Spirito del Signore è sopra di me[...] / a proclamare l’anno di grazia del Signore». Lì a Nàzareth ti ascoltano, ti guardano e non ti credono. Non credono alla Parola di D** che tu porgi a loro. Perché? Perché non escono dalle loro vite, sono troppo pieni di se stessi e delle loro realtà per farti entrare. E poi ti conoscono bene, mica sei uno sconosciuto: "Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».". 
A questo rifiuto stupito corrisponde il tuo insegnamento, che bisogna ascoltare con cura e passione: «Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». Che cosa unifica una vedova a Sarepta di Sidone, dopo tre anni di siccità, e un capo militare del re di Siria, condottiero potente di eserciti potenti? La povertà. Entrambi non hanno più mezzi umani a disposizione e sono aperti e pronti ad accogliere la presenza di D**, senza impadronirsene. Accolgono con libertà. Noi no. Come i tuoi concittadini di Nàzareth siamo convinti che tu ci appartieni e servi a dare gloria a noi, una gloria umana, tutta mondana. Ma tu sei qui per la libertà di D** di amarci e di farci libere e liberi di questa stessa libertà di amare, perché: «Lo Spirito del Signore è sopra di me[...] / a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Ciao r

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