Il regno dei cieli
Il regno dei cieli non accade da solo, bisogna impegnarsi a farlo vivere. Eppure il regno dei cieli non lo facciamo noi col nostro lavoro, ma lo troviamo soltanto, sempre immeritatamente ma sempre con una gioia immensa. Il regno dei cieli ci prende, e non siamo tutte prede buone, ma siamo vite di ogni tipo catturate dal regno di D**, vite buone e cattive. Siamo proprio pesci di ogni tipo, buoni e cattivi, insieme finché dura la pesca e la rete è trascinata nell'acqua. La differenza tra chi è una vita buona da mangiare e chi è una schifezza da buttare via la si fa solo dopo, con la rete a terra. Così il regno dei cieli è un dono che arriva e ci trova, ma ci chiede lavoro e impegno per essere trovato, custodito, valorizzato. Non arriva bello pronto come una società perfetta: è già qui tra noi, ma non è ancora pronto e dobbiamo lavorarci, sapendo che non siamo noi ad averlo fatto nascere, a costruirlo e farlo vivere. Eppure siamo anche noi.
Il regno dei cieli è come l'atto di fa l'amore tra due esseri umani. Non lo costruisci e non lo decidi a freddo. Se è deciso a freddo non è atto d'amore ma atto di potere. Invece l'amore ti trova e tu lo trovi. Poi, quando ti unisci fisicamente alla persona trovata e che tu hai ricevuta in dono insieme all'amore, come corpo d'amore, allora costruisci, scegli, lavori, decidi, ti fai scegliere, decidere, lavorare, costruire. Ma non sei né tu né chi ti è parte d'amore ad aver "fatto" l'amore, ma l'amore che si è fatto insieme a voi, che si gioca l'esistenza nel mondo con le vostre vite e nei vostri corpi, che vi chiede attenzione e accoglienza continua per esistere.
Questo ti sento suonare con le corde del mio cuore, Gesù, mentre mi dici, con voce amante, che il regno dei cieli è far l'amore con D**, una a uno e tutti insieme, come nei banchetti di cibi meravigliosi e di bevande risananti che ci sono stati promessi in tutta la Bibbia e da subito. Perché l'unico rapporto con D**, Eterno Amare, è mangiarselo e farsi mangiare. È farci l'amore in ogni momento e in modi sempre diversi, sempre accogliendo, perché siamo ancora in acqua e la rete non è ancora chiusa. Ascoltiamo.
Mt 13,44-52«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Se quel contadino non lavora bene quel campo non suo, e per un poco di salario nel caso migliore, il tesoro non lo trova di sicuro. Pure il mercante, se non gira con pazienza e ascolto tutti i venditori di perle, ci perde tempo, ne accoglie con attenzione e discernimento tutte le cose che raccontano, quella perla così preziosa non la trova. Così, finché la rete è aperta bisogna saperla usare per prendere il maggior numero di pesci non per tenerli fuori.
La relazione d'amore con D** non accade nel vuoto o nella illusione delle mie personali fantasie o sagge considerazioni. Si ama D** solo nelle realtà delle vite in cui vivo e di tutte le vite in cui vivo, non solo di quelle umane. Così il mio atto d'amore con D** dovrà trovare nelle mie vite sempre cose nuove e cose antiche, perché l'Eterno Amare continui a godere di me, senza che io ne abbia alcun merito, ma con il continuo ringraziamento per la bellezza d'amore che vivo, che mi è stata donata, che devo donare a mia volta.
Mi sembra, Gesù, che il discorso dello scriba di cui dici alla fine di questo brano, significhi proprio che ogni nostra capacità deve essere interamente impegnata ed usata perché l'amore tra noi e con D** continui e diventi sempre più forte. Qualsiasi capacità noi abbiamo e comunque l'abbiamo avuta deve essere impegnata nel regno dei cieli per farlo vivere sempre più nelle nostre carni, nelle relazioni d'amore in cui noi siamo impegnati e in cui, per ciascuna e ciascuno di noi, è impegnato sopratutto il nostro D** che fa l'amore con noi e si compromette davanti al mondo per noi. Per ciascuna e ciascuno di noi.
Gesù, aiutaci ad amare usando ogni nostra abilità vecchia e nuova, per testimoniare che noi sappiamo nelle nostre carni e nei nostri corpi che D** è solo amore.
Quest'amore donato che io dono mentre lo ricevo.
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