La porta del regno

è amare, riconoscere l'amore.
Leggendo questo vangelo di Matteo, ho pensato, Gesù, a quello che racconta Luca in Lc 23,39-43 e cioè del ladrone che non ha granché amato, fino a quel punto, molto probabilmente, ma che ti riconosce come amore potente, umile e sconfitto, eppure così vittorioso che sei l'amore a cui chiedere il perdono e la memoria: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno» richiesta a cui tu rispondi con la semplicità dell'Eterno Amore di cui disponi con totale libertà «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Ecco, questo ladrone non ha sicuramente detto troppe volte nella sua vita "Signore, Signore", ma neppure ha fatto, si può dire facilmente, la "volontà del Padre che è nei cieli", eppure è entrato nella Casa di Dio per la porta principale, insieme a te. Allora ascoltiamo con attenzione le tue parole, perché siamo almeno come questo ladrone, capaci di chiedere la tua memoria di cuore per questa mia vita.
Mt 7,21-29
"Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.".
Non è ciò che dichiariamo di essere che ci salva, e neppure ciò che concretamente riusciamo a fare nelle "opere del mondo". Possiamo essere anche bravissimi in queste cose ("Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?"), ma se ci manca «la volontà del Padre mio che è nei cieli» ci manca tutto e siamo solo "operatori di iniquità". Ma come sappiamo che siamo nella volontà di Dio.
In due modi: con l'ascolto delle tue parole, Gesù, che compiono e rendono vera tutta la Parola di Dio che è Israele e la sua presenza nelle storie umane e nella salvezza,  e con il "metterle in pratica", cioè con l'orientare le nostre vite di persone e di comunità e di popolo di Dio, vivo e unito in molte forme diverse, attraverso e nel favorire la costruzione del regno di Dio tra di noi. Come ci insegna Israele, prima facendo la Sua volontà e poi ascoltando la Sua Parola che si compie in te che ci guidi e proteggi.
Se siamo qui niente ci farà del male e l'amore vincerà sempre e sempre di più. Qualsiasi cosa accada.
ciao r

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