Fidarsi di amare

pure dentro le sconfitte è la  fede in Dio Madre e Padre che tu doni, Gesù.
Che cosa significa che sei risorto, Gesù?
I due che vanno verso Èmmaus, Gesù, sono tristi e si sentono sconfitti. Te lo dicono chiaramente quando li interroghi sui discorsi che tengono tra loro. Stanno parlando di te come di una occasione mancata. Per loro tu sei stato un profeta potente in opere e in parole, ma sei stato sconfitto e con te è stata sconfitta la speranza. Ogni speranza, anche quella che viene da una tomba vuota: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti». La tua morte in croce spazza via ogni speranza, anche quella visionaria delle donne, a cui da bravi maschi loro non credono. Sanno solo che bisogna tornare a casa per vivere nella morte che gli rimane il ricordo della tua sconfitta. Cosa fai tu, allora? Li fermi e dici: sono io, sono vivo, non mi riconoscete? No. Non fai così, ma invece raccogli la loro attenzione indicando il loro difetto principale, mettendo in mostra davanti a loro la loro stessa vita malata: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!». Poi guarisci e rinnovi le loro vite dandogli quelle parole dei profeti e le tue parole, aprendo Dio Amore ai loro cuori malati d'amore. 
Fai lo stesso anche con noi, Gesù. Siamo qui per ascoltarti.
Lc 24,13-35
"Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.".

Che cosa significa che sei risorto, Gesù?
All'incirca nell'anno 31 dopo la tua nascita, Gesù, pare non succeda niente di clamoroso nel mondo tra Europa e Asia. Un poco di gente muore, altra viene uccisa, altra resta viva. Tiberio imperatore romano fa fuori un tipo che lo voleva far fuori. Tu vieni ucciso dal governo di Roma, per l'imperium di Tiberio dato a Ponzio Pilato procuratore della Giudea.
Tre giorni dopo la tua morte un ebreo tuo discepolo, di nome Clèopa sta tornandosene a casa sua, a Èmmaus vicino a Gerusalemme, con un amico. Sono sconfortati e, probabilmente, furiosi contro alcune donne del loro gruppo che hanno raccontato storie di angeli e visioni. Le donne sono strane, ma il tuo cadavere non c'è più. 
Poi ti incontrano. Li prendi per mano e rinfreschi i loro cuori e le loro menti col vento del tuo amore. Spezzi il pane e lo dai a loro perché si nutrano di te e loro sanno e vedono che sei risorto. Tornano a Gerusalemme e c'è da sperare che abbiano chiesto scusa alle loro donne, ma un poco ne dubito. Le vite di Clèopa e dell'amico, son cambiate, a Gerusalemme scoprono che tutte le vite del loro gruppo sono cambiate. Il mondo, però, non lo sa. 
La storia umana registra la tua morte, non la tua risurrezione. C'è solo una tomba vuota e un gruppetto di ebrei, marginali e periferici, che sono entusiasti e non si capisce di che, visto che il loro profeta potente in opere e in parole è stato ucciso da Roma per volontà dei capi dei sacerdoti e dell'élite ebraica. Che cosa significa, allora, che sei risorto?
Per quello che sento oggi significa che tu cambi le vite e i cuori di un centinaio di persone, che sono contagiate dall'entusiasmo di saperti vivente in Dio, Dio tu stesso, perché sei comparso ad alcune e alcuni di loro. La storia cambia e non lo sa nessuno, neppure quella trentina di persone che restano guarite dal pungolo della morte e rinfrescate all'amore grazie all'esperienza di te risorto. L'amore vince ed è - sempre, in ogni caso - più forte della morte. Nella tue cronache d'amore a Dio, Gesù, Bartolomé de las Casas scopre l'America, non Cristoforo Colombo o Hernan Cortez o Francisco Pizarro, o altri demoni successivi i cui nomi e vite non sono mai giunti al cuore di Dio e, quindi, non sono mai esistiti. La tua risurrezione significa che l'amore vive e vince e soltanto la testimonianza di questo amore è la realtà che trasmette e diffonde la fede di Dio in noi e nostra nel Suo Amarci. 
La tua risurrezione testimonia che l'Amore ha già vinto e aspetta che i nostri cuori, le nostre vite, lo raggiungano perché entriamo nei suoi giardini ad essere libere amanti  di Dio. ciao r

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