L'amore che libera
sei tu, Gesù di Nàzareth, il Messia di Israele, il Cristo delle genti, il Figlio di Dio.
Che cosa dicono di te gli uomini di religione e di potere del tuo tempo? Tu guarisci un cieco dalla nascita e loro chiedono a questo cieco di condannarti: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore».
La tua presenza libera, Gesù, la tua vita costruisce libertà. Un cieco dalla nascita non è libero, perché non vede la vita e il mondo attorno a lui. Certo, può diventare libero, e anche molto più libero di tanti che con gli occhi ci vedono. Ma per farlo deve credere a se stesso e al fatto che può essere salvato dalla sua cecità. Deve incontrare chi l'aiuta e lo salva.
Tu fai un gesto clamoroso, Gesù, ma qui il miracolo vero è la ferma convinzione dell'ex cieco nato di essere stato guarito dalla tua azione ("sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco") e dalla tua parola che gli propone di fare qualcosa per se stesso ("e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”.".).
Quest'uomo, che non ha mai visto i colori della vita, ora ci vede ed è inviato da te a testimoniare che il tuo amore libera, perché ci fa vedere la vita e tutti i suoi bellissimi colori.
Ascoltiamo Giovanni che ci parla di te.
Gv 9,1-41
"Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».".
Noi siamo ciechi o ci vediamo, Gesù?
Dovremo vederci. Nel battesimo ti fai vicino a noi, ma vicino davvero, fisicamente e concretamente vicino: ("sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco"). Questa vicinanza richiede però un'azione nostra, un nostro agire altrettanto concreto e reale, un fare qualcosa che ci libera dalla cecità. Non c'è nulla di misterioso.
C'è di fare la scelta di avere la vista e decidere che è possibile guardare, osservare, gustare la vita, coglierla.
Farsi cogliere dalla vita e condividerla, facendosi condividere.
Ma senza di te è impossibile, solo tu sei «la luce del mondo» e liberi le nostre vite dalla cecità del buio che l'inferno dei potenti della terra produce e cerca di imporre.
Ecco.
Come per l'ex cieco nato il nostro compito è testimoniare che abbiamo la luce e che questa luce ci fa vedere i crimini che vengono commessi ogni giorno da tutti i satana del mondo, ma anche da noi, e, insieme, le povertà e le fragilità che vengono offese da quei crimini, ogni giorno.
Noi siamo testimoni della tua luce, Gesù, la luce che ci libera e ci dona la vista, cioè ci fa amare, mentre toglie la vista a chi non ama perché è cieco nel buio di violenze di morte.
Questa testimonianza di luce è la nostra vita con te.
Amando mentre siamo amate.
ciao r
Che cosa dicono di te gli uomini di religione e di potere del tuo tempo? Tu guarisci un cieco dalla nascita e loro chiedono a questo cieco di condannarti: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore».
La tua presenza libera, Gesù, la tua vita costruisce libertà. Un cieco dalla nascita non è libero, perché non vede la vita e il mondo attorno a lui. Certo, può diventare libero, e anche molto più libero di tanti che con gli occhi ci vedono. Ma per farlo deve credere a se stesso e al fatto che può essere salvato dalla sua cecità. Deve incontrare chi l'aiuta e lo salva.
Tu fai un gesto clamoroso, Gesù, ma qui il miracolo vero è la ferma convinzione dell'ex cieco nato di essere stato guarito dalla tua azione ("sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco") e dalla tua parola che gli propone di fare qualcosa per se stesso ("e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”.".).
Quest'uomo, che non ha mai visto i colori della vita, ora ci vede ed è inviato da te a testimoniare che il tuo amore libera, perché ci fa vedere la vita e tutti i suoi bellissimi colori.
Ascoltiamo Giovanni che ci parla di te.
Gv 9,1-41
"Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».".
Noi siamo ciechi o ci vediamo, Gesù?
Dovremo vederci. Nel battesimo ti fai vicino a noi, ma vicino davvero, fisicamente e concretamente vicino: ("sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco"). Questa vicinanza richiede però un'azione nostra, un nostro agire altrettanto concreto e reale, un fare qualcosa che ci libera dalla cecità. Non c'è nulla di misterioso.
C'è di fare la scelta di avere la vista e decidere che è possibile guardare, osservare, gustare la vita, coglierla.
Farsi cogliere dalla vita e condividerla, facendosi condividere.
Ma senza di te è impossibile, solo tu sei «la luce del mondo» e liberi le nostre vite dalla cecità del buio che l'inferno dei potenti della terra produce e cerca di imporre.
Ecco.
Come per l'ex cieco nato il nostro compito è testimoniare che abbiamo la luce e che questa luce ci fa vedere i crimini che vengono commessi ogni giorno da tutti i satana del mondo, ma anche da noi, e, insieme, le povertà e le fragilità che vengono offese da quei crimini, ogni giorno.
Noi siamo testimoni della tua luce, Gesù, la luce che ci libera e ci dona la vista, cioè ci fa amare, mentre toglie la vista a chi non ama perché è cieco nel buio di violenze di morte.
Questa testimonianza di luce è la nostra vita con te.
Amando mentre siamo amate.
ciao r
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