I sapori dei vivere

sono te, Gesù, il più amato: carne di Dio, Suo Amore donato.
Nella Quaresima liturgica e affettiva di questo difficile anno 2020, Gesù, ci è stata tolta l'eucaristia; non c'è comunione con te nel mangiarti durante la Cena Eucaristica, nelle relazioni affettive e fisiche con corpi e vite di mie sorelle e fratelli, vive in te, grazie al Pane eucaristico. Perché siamo realtà affettive, psichiche e spirituali, che passano per i corpi. Per noi, lo sai Amico mio, la vita è sapori e gusti che siamo nelle nostre relazioni di carni e corpi, che incidono in noi e attorno a noi coi nostri sentire di carne e corpo. Siamo spaventati da questa malattia che viene per la morte e ci sentiamo soli, ma sei qui, con noi. E ci parli.
Allora posso prendere la tua voce, con la bellezza della tua presenza tra di noi, nei giorni difficili di questa malattia che ci colpisce e sconvolge, turba i nostri equilibri, disturba e nega i sapori della vita che gustiamo insieme, in solidarietà d'amore.
Perché tu sei proprio qui tra di noi, in ogni nostra ricchezza e povertà di sapori della vita: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».
Non cerchiamo la prova, né abbiamo bisogno della prova. Ma quando c'è dobbiamo viverla, con fermezza, solidarietà reciproca, aiuto ed ascolto. Sopratutto nella tua serena fiducia in Dio Padre e Madre, che ci ascolta e ci aiuta nel bisogno, come ha fatto con te sempre, in particolare qui, nel caso di Lazzaro. Ascoltare la tua parola è darsi la vita l'un l'altra, prendendola da te, Signore Gesù.
Gv 11,1-45
"Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.".

A Marta, Gesù, chiedi una dichiarazione di fede e la ottieni subito, senza alcuna esitazione. Mi colpisce che a Maria non chiedi niente. Scambi le tue lacrime con le sue e ti fai portare al sepolcro di Lazzaro.
I sepolcri, i cimiteri, sono luoghi del cuore, gli archivi delle memorie affettive che erano corpi e carni che oggi non ci sono più, che sono morti. 
Come Lazzaro in questa cronaca del Vangelo di Giovanni. 
Dobbiamo ricordare i nostri morti, perché sono vivi nei cuori di Dio e da lì ci amano ancora e pregano per noi, e accolgono le migliaia di persone morte, anche oggi, a causa di questa malattia e, ancora e molto più, a causa dei morbi sociali e politici che noi umani imponiamo ad altri umani. Sappiamo che risorgeranno, che la loro vita è già completa e piena nelle realtà d'amore dei cuori di Dio, ma dobbiamo chiedere con fede che non ci siano più morti, che l'epidemia si fermi e con essa tutte le altre epidemie delle guerre in Siria, in Yemen, in Kashmir, in troppi paesi africani, contro gli Uiguiri, contro i Kurdi, contro i Rohingya. Per quella pandemia sempre attiva nel Mondo contro le persone povere e derelitte, affogate dentro lavori precari terribili e faticosi, portatori di morte come e più di questa malattia.
Non possiamo pregare solo per togliere una malattia che ci riguarda lasciando ferme tutte le altre. 
La preghiera non ha confini e non può averne. Ogni preghiera nasce sempre da Dio Amore.
Allora dobbiamo essere con te come Marta, e darti la nostra fiducia consapevole dichiarando a voce alta e chiara che solo tu sei la Risurrezione e la Vita, o dobbiamo essere come Maria e mischiare le nostre lacrime con le tue, senza bisogno di parole perché entrambi sappiamo che la mia vita ti appartiene e puoi farne ciò che vuoi, e la tua vita mi fa vivere e sta sempre dentro la mia carne e il mio corpo.

E così anche noi, insieme a te, potremo ringraziare Dio Genitore, Santo Nome e Santa Vita, per l'ascolto che dà alle nostre preghiere prima ancora che le pronunciamo.
Perché solo così comprendiamo che ogni vita di carne e corpo si completa solo nell'infinita grandezza d'amore di Dio.
ciao r

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