Chi è
Dio, l'Amore Potente che ci ama fino alla fine, per noi, per ciascuna di noi.
Questa è proprio la domanda che ci fai tu, Gesù.
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? [...] Ma voi, chi dite che io sia?».
Chi sei tu, Gesù di Nàzareth, e chi è quel Dio a cui tu ti richiami costantemente come figlio prediletto?
C'è una storia, tutta una tradizione che dobbiamo ascoltare. Ma c'è sopratutto il tramandarsi del vostro amore.
Quell'amore che avevi per i tuoi amici e quello che i tuoi amici avevano per te, e in specie Simone figlio di Giona, con tutta la sua generosità e le sue incomprensioni del tuo ruolo, fino allo scandalo della tua morte e del suo rinnegamento del vostro amarvi.
Fino alla gioia della tua risurrezione e della sequela che Simone chiamato Pietro compie nel suo "mettersi dietro a te" (Mt 16,23) con felicità finalmente obbediente e libera, in una esperienza d'amore che non termina più, per Pietro come per ciascuna e ciascuno di noi. Ascoltiamoti.
Mt 16,13-19
"Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».".
Al di qua, e al di fuori, di tutte le sanguinose e stolte contrapposizioni che ci hanno visto dividerci, e dividerci male, nel peccato di ribellione a Dio, restano due cose importanti, nelle parola di questa tua famosa investitura.
«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
La prima è una tua affermazione che nel vangelo di Giovanni è molto presente, ma è centrale in tutti i vangeli.
Tu, Gesù, operi come il bel pastore su pecore che non sono tue, ma sono quelle che Dio tuo Padre ti ha dato.
Vale per tutte e tutti noi, non solo per Simone figlio di Giona.
Noi ti crediamo Messia di Israele, Cristo delle genti, nostro re e Signore, proprio perché «il Padre tuo che è nei cieli» ce l'ha rivelato, a ciascuna e ciascuno di noi, nelle forme e nelle esperienze delle nostre storie concrete e reali. Solo Dio ci affida a te e ci mette alla tua sequela, come per Pietro.
La seconda è che a noi "Chiesa di Cristo", piena e colma di tutta la tradizione apostolica, viene data la chiave del regno.
Non al Vescovo di Roma.
Certo, «a te darò le chiavi del regno dei cieli».
Ma è un "tu" riferito alle concrete contraddizione dell'amore che Simone figlio di Giona porta nella sua vita, per cui poco dopo, al verso 23, lo chiamerai satana. Invitandolo a starti dietro e non davanti. O quando ti rinnegherà, in almeno due momenti, come arriva l'ora della tua passione (Mt 26).
Le «chiavi del regno dei cieli» sono negli scrigni intimi e pubblici, comunitari e personali, delle nostre libere obbedienze alle tue parole e alle tue strade. Cioè nelle nostre capacità di farci umili e miti all'amore e ai bisogni d'amore che incontriamo e aiutiamo.
Consapevoli che il regno si realizza quanto più noi sappiamo che Dio è con noi, nelle nostre povertà e miserie, dove ci dà il suo regno, già ora.
Questa è proprio la domanda che ci fai tu, Gesù.
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? [...] Ma voi, chi dite che io sia?».
Chi sei tu, Gesù di Nàzareth, e chi è quel Dio a cui tu ti richiami costantemente come figlio prediletto?
C'è una storia, tutta una tradizione che dobbiamo ascoltare. Ma c'è sopratutto il tramandarsi del vostro amore.
Quell'amore che avevi per i tuoi amici e quello che i tuoi amici avevano per te, e in specie Simone figlio di Giona, con tutta la sua generosità e le sue incomprensioni del tuo ruolo, fino allo scandalo della tua morte e del suo rinnegamento del vostro amarvi.
Fino alla gioia della tua risurrezione e della sequela che Simone chiamato Pietro compie nel suo "mettersi dietro a te" (Mt 16,23) con felicità finalmente obbediente e libera, in una esperienza d'amore che non termina più, per Pietro come per ciascuna e ciascuno di noi. Ascoltiamoti.
Mt 16,13-19
"Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».".
Al di qua, e al di fuori, di tutte le sanguinose e stolte contrapposizioni che ci hanno visto dividerci, e dividerci male, nel peccato di ribellione a Dio, restano due cose importanti, nelle parola di questa tua famosa investitura.
«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
La prima è una tua affermazione che nel vangelo di Giovanni è molto presente, ma è centrale in tutti i vangeli.
Tu, Gesù, operi come il bel pastore su pecore che non sono tue, ma sono quelle che Dio tuo Padre ti ha dato.
Vale per tutte e tutti noi, non solo per Simone figlio di Giona.
Noi ti crediamo Messia di Israele, Cristo delle genti, nostro re e Signore, proprio perché «il Padre tuo che è nei cieli» ce l'ha rivelato, a ciascuna e ciascuno di noi, nelle forme e nelle esperienze delle nostre storie concrete e reali. Solo Dio ci affida a te e ci mette alla tua sequela, come per Pietro.
La seconda è che a noi "Chiesa di Cristo", piena e colma di tutta la tradizione apostolica, viene data la chiave del regno.
Non al Vescovo di Roma.
Certo, «a te darò le chiavi del regno dei cieli».
Ma è un "tu" riferito alle concrete contraddizione dell'amore che Simone figlio di Giona porta nella sua vita, per cui poco dopo, al verso 23, lo chiamerai satana. Invitandolo a starti dietro e non davanti. O quando ti rinnegherà, in almeno due momenti, come arriva l'ora della tua passione (Mt 26).
Le «chiavi del regno dei cieli» sono negli scrigni intimi e pubblici, comunitari e personali, delle nostre libere obbedienze alle tue parole e alle tue strade. Cioè nelle nostre capacità di farci umili e miti all'amore e ai bisogni d'amore che incontriamo e aiutiamo.
Consapevoli che il regno si realizza quanto più noi sappiamo che Dio è con noi, nelle nostre povertà e miserie, dove ci dà il suo regno, già ora.
Vivendoti nelle vite, Gesù, di ogni sorella e fratello che ci fai incontrare, lì dove noi ti troviamo, Dio amante in attesa del nostro amore.
ciao r
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