Accogliendo

bambine e bambini; solo così si accoglie Dio Trinità.
Avete presente i bambini?
Ho chiesto a una signora, di poco più grande di me, e che ha lavorato tutta la vita a pulire le case altrui, quando avesse iniziato a lavorare. Sempre, mi rispose. A tre anni mia madre mi svegliava per aiutarla a fare il pane.
Avete presente l'infanzia?
Per la maggior parte della storia umana l'infanzia è quel periodo della vita in cui non parliamo e che deve passare velocemente affinché una persona sia produttiva. A tre anni una bambina e un bambino già lavorano in casa con la madre. A sei anni i bambini, maschi, vanno con il padre in campagna o al pascolo e le bambine, femmine, lavorano con le madri a casa.  Quando Gesù parla di bambini parla di questi bambini. Sono piccoli e non lavorano quanto ci serve.
Nell'infanzia è chi non può parlare, ancora. Come iniziano a parlare, via! al lavoro.
Queste persone umane ancora imperfette sono chi Dio sceglie per abitare la vita umana.
Ascoltiamo.
Mc 9,30-37
"Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».".

Mi sembra che tu, Gesù, sei qui, forse a casa di qualcuno, o meglio in uno dei dormitori che papa Francesco ha aperto per i barboni di Roma. Sei seduto sul letto e ci guardi. Siamo qui, davanti e attorno a te, qualcuno è vestito lussuosamente, qualcun'altro in modo appropriato, qualcuno è disordinato e altri sono proprio conciati male. Ci sono poche donne. Credo contino di vederti, dopo, dopo che ci hai congedato. 
La notizia che ci sei sta correndo di bocca in bocca, da orecchio a orecchio. Wattsapp non la trasmette, e neppure Twitter. Figurarsi i giornali o le tv. 
Sei lì, ci guardi, sorridi.
La notizia corre, e devi andare via da Roma, altrove, qui arriva troppa gente. 
Sorridi e ci guardi, imbarazzati davanti a te, e ancora e sempre ci scegli: 
"Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano.".
Andiamo subito al fatto, Gesù. 
Non possiamo dirti di che cosa abbiamo discusso lungo la tua strada. Lo sai benissimo, ma vuoi che te lo raccontiamo. Ma non abbiamo il tuo cuore e la tua fede, ancora affondiamo e, ancora, ti chiediamo aiuto.
Così prendi un bambino. È un bambino stracciato e storto. 
È rachitico, forse affetto da nanismo, forse ha solo fame, sete, rabbia, e altro di peggio. Non vorrebbe venire ma lo prendi, ed è subito bello nel tuo abbraccio: 
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Ecco.
ciao r

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