Il digiuno di Dio

e i bellissimi otri nuovi del Suo amore, ripieni di uno stupendo vino nuovo.
Dio digiuna?
L'Altissimo Eterno Amore, innamorato di me, digiuna?
Ovviamente no, non mangia, quindi non digiuna.
Ma ci sono digiuni più difficili del digiuno del cibo, ci sono, per esempio e non un esempio, i digiuni d'amore. Ci sono carestie d'amore, fami e seti d'amore che sono quasi peggiori di ogni fame e sete di cibo e acqua. Quasi peggiori perché con la fame di cibo e con la sete d'acqua moriamo e si vede, con la fame e sete d'amore moriamo lo stesso, in modo peggiore, e non si vede.
Ma tu, Gesù Sposo, ci aiuti con la tua parola e il tuo esempio.
Allora ascoltiamo la tua voce in silenzio, con il cuore affamato e assetato di te.
Mc 2,18-22
"I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».".
Stiamo sempre a guardare il cortile degli altri, pronti a segnalare tutte le erbacce che ci sono ancora. Pronti a osservare che non è così che si zappa la terra, che si potano le rose, che si fanno maturare le olive.
Non che non ci si debba aiutare a vicenda, nella preghiera e nell'agire. Ma non dobbiamo osservare gli altri dal punto di vista del rispetto di un tradizione, intesa come una norma e non come un costume nato nel tempo e nelle nostre avarizie d'amore: "Noi facciamo così, si è sempre fatto così, e allora pure tu devi fare così, altrimenti sei sbagliato, e se sei sbagliato ti mettiamo in croce finché...".
Gesù, tu dai due ragioni per negare il digiuno.
La prima è quella stupenda dello Sposo, ma riguarda solo i tuoi amici di allora. Riguarda quel meraviglioso dichiararsi in amore che Giovanni (Gv 1,14a) mette in apertura al suo Vangelo: "E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi / e noi abbiamo contemplato la sua gloria".
Certo, anche noi "contempliamo la tua gloria", Gesù Sposo, ma non nel modo splendente che dice sempre il discepolo che tu hai amato. "Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito," (1Gv 1,1-2) e che noi conosciamo e amiamo perché la loro gioia non poteva essere contenuta. Questa prima ragione non ci appartiene, ma noi ne dipendiamo ed è, quindi, la seconda ragione che dai che ci interessa.
«Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Abbiamo fatto di tutto, Gesù, con questo tuo bellissimo vino nuovo, salvo che custodirlo con le attenzioni dovute, in botti nuove, e berlo noi e farlo a tutte le persone che hanno fame e sete di Dio. Offrendo anche te, la tua carne, come cibo.
Dobbiamo sentire ogni giorno la gioia di udire, di vedere, di toccare quello che era da principio, il Verbo che si fece carne e mise la sua tenda fra di noi.
Tu Eterno Amore Innamorato che non ci lasci mai e resti sempre tra noi. Sposo d'amore, cerbiatto di gioia, aquila di vita. Mio Signore e mio Dio.
ciao r

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