La certezza che torni, Gesù,

è sempre l'inizio delle nostre vite, libere nel tuo amarci, perché possiamo amarci l'un l'altra, e così compiere la Volontà di Dio nel suo popolo eletto.
Il tuo ritorno, Gesù, non ha né un tempo certo, né una modalità sicura. 
La sola cosa sicura è che tornerai, anche se non ci hai mai lasciato e sei sempre con noi. E pure con me, ora che scrivo questa poverissima risonanza alla tua bellissima voce.
Il punto di partenza di questo tuo invito alla vigilanza consapevole, cioè alla preghiera e all'amore, è nel versetto che la sapienza liturgica della tua Chiesa di Roma non ha messo.
Il versetto che subito precede risponde alla domanda su "quando" tornerai a compiere il giudizio di Dio sul mondo: «Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre» (Mt 24,36).
Non lo sai, e non per ignoranza o per incapacità, ma perché "quel giorno e quell'ora" dipendono strettamente dal rapporto continuo e incessante tra l'Eterna Libertà Amante di Dio Trinità e Padre Madre e il difficile divenire del mondo, qui negli spazi-tempi dove si svolge la Parola di Dio, cioè tu, Gesù, e chi ti testimonia.
Per cui il problema non è "il quando", ma "il come".
Ed è proprio sul "come" che si svolge la tua istruzione.
Ascoltiamo la tua voce innamorata, che ci innamora.
Mt 24,37-44
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Ci inviti spesso a vigilare, questo è uno dei momenti più frequenti della tua Parola. 
Non lasciarsi andare alle continuità e alle frequenze della vita nel mondo, ma tenersi sempre sintonizzati sulle onde, queste davvero ultracorte della sintonia di Dio, per sentire le quali c'è sempre bisogno di un trasmettitore vicino. Molto vicino.
«
Tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Il tuo invito alla vigilanza è fatto di due esempi: uno al negativo e l'altro al positivo.
Quello al negativo è che nessuno saprà capire l'avvicinarsi della Primavera di Dio: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo».
L'abitudine alle vite del mondo ci rende ciechi alla presenza di Dio tra noi, nell'ordinario delle nostre vite e, quindi, anche di più nello straordinario del tuo ritorno nel trionfo dell'Amore.
Certo, ci saranno segni, e in Luca c'è una tua parabola che ci invita a leggere questi segni.
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano capite voi stessi, guardandoli, che ormai l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino». (Lc 21,29b-31)
Ma proprio questa parabola di Luca rafforza la durezza dell'osservazione presente nel vangelo di oggi, qui in Matteo.
Siamo distratti dal mondo e il Giorno di Dio ci prenderà di sorpresa, "come un ladro nella notte".
Ma si può reagire. Si può stabilire un'altra modalità di vita.
Cosa significa "vegliare"?
«Due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà».
Siamo radicalmente ignoranti rispetto alla nostra vita, di cui ci illudiamo di conoscere tutto e di controllare ogni cosa.
Camminiamo per strada e ci cade un pezzo di cornicione in testa e la nostra vita diventa spietatamente disabile, affidata all'amore di altre persone.
Ingeriamo o prendiamo in qualche modo una sostanza che ci sconvolge il cervello e il futuro ordinato che fino a quel momento abbiamo costruito nella nostra vita si spezza, dissolvendosi in un mistero di strade senza capo né coda.
Stiamo camminando per le vie principali di una grande metropoli e un fanatico ci accoltella, uccidendoci, senza sapere minimamente chi siamo e cosa pensiamo o desideriamo.
Siamo una bambina in un qualche villaggio agricolo e siamo contente di quella nostra vita, ma un mattino arrivano lontane macchine di morte e dal cielo distruggono tutta quella nostra piccola, immensa felicità.
La nostra vita non ci appartiene, è solo tua Signore, Gesù.
Allora la sola cosa che possiamo fare è essere sempre vigilanti. Cioè fare due cose insieme, perché sono la stessa cosa da due punti di vista diversi.
Amare, innanzitutto chi ci è più vicino e poi, inevitabilmente, chi ci è più lontano. 
Pregare, senza sosta e continuamente, con una parola, un gesto, un sospiro, un grido. 
Sapendo che amare e pregare non sono separabili.
Allora saremo come il padrone di casa di cui ci raccomandi l'attenzione.
«Se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Vegliamo sempre, sempre attenti ai segni, per aprirti la casa quando arrivi, trionfante, nell'ora più strana e più bella di tutti gli spazi e i tempi.
ciao r





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