Il tuo regno, Gesù, lavora di silenzio

ma ha risultati straordinari.
Gesù mio, devo confessarti un mio peccato che conosci benissimo, perché te ne chiedo perdono ogni giorno, e più volte al giorno.
Diffido profondamente, con tutto me stesso, di coloro che stanno proclamando il tuo regno a destra e a manca. 
Ne diffido perché, inevitabilmente, ci mettono le loro idee di cultura politica e tutti i loro desideri "programmatici". Come se tu ti occupassi di politica, e di chi regge la bottega del mondo e ne gestisce e usa violenze e arbitrii. 
Spesso incoronando i gestori di potere in turno di morte con le loro corone di sangue e carne, ma dove scrivono il tuo nome o quello di Dio con il sangue e la vita di chi è inerme.
Lo so che non è sempre così, come so che anch'io metto dentro la nostra preghiera insieme, Gesù, la mia cultura politica e le mie rabbie (parola scelta con cura, perché è mai da adoperare con un umano, salvo te stesso) per soddisfare le quali compirei stragi, potendolo. Salva la tua presenza d'amore che sempre mi aiuta e protegge.
Ma sul tuo regno mi sembra che sei sempre molto chiaro.
Ascoltiamoti, allora.
Lc 13,18-21
"Diceva dunque Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».".
In questi due paragoni parli di due cose che sono entrambe invisibili. Quasi invisibili, certo, ma che comunque lavorano nel silenzio e nell'invisibilità. 
Assaggiando il pane fatto con un buon lievito, che ha lavorato per tutto il tempo che serve, nessuno dice "ma che buon lievito!" o, per usare un'altra tua similitudine, "ma che buon sale!". Si dirà soltanto "che pane buono che hai fatto", e solo qualche esperto più attento chiederà del lievito che è stato usato e di come sia stato usato.
«A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Il tuo regno lavora nel silenzio, perché NON È  di questo mondo, ma appartiene al mondo di Dio e opera qui, trasforma questo mondo secondo la paziente energia d'amore che è la natura più intima della Potenza, che si esprime nel mondo. 
Come quando fa crescere un granello di senape.
«A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
L'essere umano fa ben poco. Butta il granello di senape nella terra e quello, da solo, grazie all'energia del sole, dell'acqua e della terra, cresce e si sviluppa anche fino a tre metri e così, certo, può accogliere anche gli uccelli che ci vogliono fare il nido.
Così noi. Seminiamo il seme microscopico della tua parola nella terra del nostro cuore e la lasciamo lavorare.
Perché il tuo regno è piccolissimo, ma sa lavorare e, sopratutto, dà sapore alla vita e scioglie i nostri peccati nel mare della luce di Dio, così piena di ricchezze di vita. 
Acri, pungenti, colorate, dolci, saporite, delicate.
Come te, Sposo.
ciao r





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