Pregare è vivere, ma vivere è


amare con Gesù, come ama Dio.

 

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»
.”.

Davanti a questo bellissimo brano di Luca ho avuto la tentazione di fare un commento parallelo a Matteo 6, dove c’è il Padre nostro e tutto un discorso sulla preghiera.
In realtà i due capitoli si corrispondono, ma sono diversi. E comunque non ho le competenze tecniche per farvi una lettura di questo genere. Ma ve la consiglio.
Ora vi accontentate di una più modesta risonanza.
Ci sono i tuoi due passaggi iniziale e finale che mi colpiscono, Gesù.
Il primo in cui preghi e, chiaramente, preghi da solo, pure se alla presenza dei tuoi amici e, quindi e sicuramente, raccogliendone le speranze e le ingenuità.
La preghiera ci coinvolge da soli, profondamente, eppure è sempre fatta davanti a tutti, senza vergogna e con umiltà, come la tua preghiera.
Il secondo in cui illustri il valore del chiedere, e con insistenza e audacia, senza aver paura di disturbare. Chiedere sempre, chiedere con pazienza e perseveranza.
Ti vien chiesto di insegnarci a pregare.
«Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». E tu lo fai col Padre nostro che, pure nella versione breve di Luca, è fatto di due parti.
La prima in cui scopriamo Dio come Autore e Origine di tutto, anche della mia preghiera che Lo riconosce come Nome e Regno (la Santità di Dio).
La seconda parte dove impegniamo la nostra vita davanti alla Sua Potenza, cui ci rivolgiamo («perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore»), così da essere come lui, per perdonare come Dio perdona.
Ci chiedi, Gesù, di pregare Dio con poche parole, il cui nodo di fondo è la fiducia che sarò aiutato se mi metto nella posizione d’amore di Dio, se perdono come lui perdona («anche noi infatti perdoniamo»).
Gesù, questo passaggio così semplice è terribilmente impegnativo, e lo è proprio perché è l’unica condizione che metti per arrivare a Dio.
Per poter parlare con Dio non dobbiamo seguire regole di purezza, fare azioni rituali, avere sacrifici da compiere, parlare con preti da convincere, possedere abiti da indossare, ricordare formule da recitare secondo un ordine preciso, niente di tutto questo. Per parlare con Dio, secondo il tuo insegnamento, abbiamo solo e unicamente una condizione d’amore: o perdono, amo, come perdona Dio o non riesco ad avvicinarmi al Suo Amore il tanto che serve per essere ascoltato.
È un punto che tu dici molto spesso.
In Luca, per esempio, all’inizio del discorso della montagna e immediatamente dopo le beatitudini.
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso […] con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». (Lc 6,38)
In Matteo (Mt 5,48) dopo averci invitato ad amare i nemici, tanto per ribadire il concetto scandaloso appena detto, concludi con un “dunque” che esplicita la tua conclusione come conseguenza del già detto («Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»).
Per raggiungere Dio devo amare come Dio ama e non ho altre limitazioni.
Inizio a capire, Gesù, perché così tanti esseri umani che ti seguono cerchino rifugio nelle gerarchie umane e in riti consolidati da una qualche tradizione.
E fuggano l’amore e i suoi pericoli. Sei rischioso, Gesù.
Ma è proprio in questa nostra difficoltà a seguirti nell’amore che fai scattare la seconda musica che mi sento suonare dentro: la costanza ostinata e fedele.
Ho sempre trovato, Gesù, il tuo esempio molto scandaloso.
Riascoltiamolo.
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto».
Questo paragonare l’Amore infinito, la Potenza di amare, il Dio che tu chiami Padre, a questo genitore addormentato coi figli e che non ha alcuna voglia di alzarsi (giustamente!), ma che viene coinvolto almeno dall’invadenza del richiedente, beh, Gesù, questo esempio lo lascio stare, se non per un unico punto. 
Ci raccomandi di essere insistenti nella nostra preghiera oltre qualsiasi etichetta, oltre ogni prudenza, oltre qualunque bontà o merito. Se ciò che chiedo mi serve, Signore d’Amore, allora continuerò a chiedertelo ostinatamente e fedelmente.
Dove fedeltà non è un corrispettivo etico accettabile di ostinazione, ma è continuare ad amare come Dio ci ama. È fedeltà all’amore. Fedeltà ad amare come Dio ama.
Quello che tu dici benissimo alla chiusa del brano.
Non è che se io chiedo ostinatamente a Dio di vincere una lotteria lui alla fine mi fa vincere per stanchezza. O se gli chiedo serpenti Dio me li dà. O se gli domando sassi a un certo punto m’accontenta. In questi casi Dio non rifiuta la richiesta, solo non la sente, neppure la capisce.
Infatti che cosa chiedevi tu, Gesù, a quel Dio che chiami Padre? L’amore.
La sola cosa di cui abbiamo seriamente bisogno: amare come Dio ci ama.
«Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Ci serve ricordarcene sempre.
Ciao r



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