La Realtà di Dio è la Sua Risata
alla Felicità d'amore della tua Risurrezione, Gesù di Nazareth.
Mi dicono che tu non hai mai riso.
Gesù mio, Amico e Sposo, sono sempre più convinto che non vederti mai sorridere, o ridere, è solo il segno della nostra lontananza da te. Della mancanza di fede profonda.
Personalmente ho una lista molto fitta di racconti evangelici dove ti vedo sorridere, e ridere. Pure se gli evangelisti non lo scrivono e neanche "il discepolo che tu amavi", Gesù mio. Pure se lui lo "scrive sottovoce", come nell'episodio dell'adultera, o in quello della samaritana al pozzo di Sichar.
Ma c'è gioia e felicità profonda nella tua vita, la tua risposta alla radicale gioia e felicità profonda del Dio Genitore Innamorato delle creature (e di tutte!!!) nate dal suo grembo e, in modo specialissimo e folle, da quella "Creatura Eterna" nata dal grembo di Maria di Nazareth. Innamorato di te, Gesù.
Certo, nella tua vita c'è anche il dolore, quel dolore che sentiamo così feroce in noi e attorno a noi.
Quel dolore senza ragioni e spiegazioni che non è, sopratutto, la sofferenza della malattia e della tribolazione della vita, ma il dolore stupito e "stupido", mio Signore, il dolore che non capisce, che è il bambino, la bambina che non solo non è amata ma è picchiata e offesa fino allo stupro finale della morte, inflitta. Stupore stupido che tu hai sentito nella croce, che hai sconfitto amandoci, mentre ti stupravamo fino alla morte.
Per questo amore infinito che tu sei stato per noi sei Risorto. Perché l'amore è più forte della morte.
Allora il momento supremo di questo dolore e di questa felicità di ridere e di gioire, che sei tu in tutta la tua vita di morte e risurrezione è, appunto, proprio la tua Risurrezione, quella parte della tua vita che non conosciamo. Ma in cui crediamo con tutta la "forza sperata", che vibra, feroce e felice, nella nostra carne che ama.
Vangelo della Messa della Veglia della Pasqua di Risurrezione di nostro Signore Gesù, il Cristo; annus Domini 2019.
Lc 24,1-12
"Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto".
Vangelo della Messa della Pasqua di Risurrezione di nostro Signore Gesù, il Cristo; annus Domini 2019.
Gv 20,1-9
"Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti".
Non sappiamo la tua Risurrezione, Gesù, e ce la siamo immaginata in molti modi possibili.
Personalmente amo moltissimo quest'affresco di Piero della Francesca, a Sansepolcro, ma con una correzione non secondaria.
Il tuo volto è ilare, ridente, felice d'amore, anche se in questa dimensione oltre la nostra vita - noi, lì, sotto di te, dormiamo così profondamente. Ma tu sei il ponte, sei la connessione, il perdono felice e ilare dei peccati. Lo so, profondamente, tu me l'hai detto.
Ma restiamo alla narrazione evangelica.
Ci sono due elementi comuni a tutti i vangeli, molto espressivi in questi due.
La notizia della tua Risurrezione è affidata alle donne, che ti cercano ancora, anche se sanno che sei morto e che non dovevi morire. Ma il loro amore non è placato e la morte non lo può placare.
Maria di Magdala, così simbolica e carnale, è forse l'icona di questa ricerca appassionata e inquieta del tuo amore e della tua presenza. Ricerca che ti pretende e ti cerca.
Il secondo elemento è l'incredulità dei discepoli maschi. Non credono alle donne, ma constatano che tu sei scomparso e non si danno ragioni di questa scomparsa.
Solo "il discepolo che tu amavi" crede, come vede la disposizione dei teli. Crede perché anche il suo cuore di carne pretende che tu sia vivo e vede la tua vita in quei teli e in quella tomba abbandonata in un ordine, o un disordine, rivelatore.
Qui c'è la ragione dura della nostra fede, la sua possibilità di essere sempre a rischio e la sua certezza che tu hai già vinto.
La certezza che il tuo riso felice alla tua Risurrezione, come ti allontanava dall'umano ti metteva, nello stesso istante e nello stesso "gesto o accadere", dentro la più profonda esigenza dell'umano nella sua carne di vite: stare e vivere la felicità di quella risata d'amore, che tutto accoglie e perdona nell'amore che accade, sempre e costantemente.
Dono che non smette mai e sempre opera nell'amore, amando.
Di questo Amore che esiste ed è sempre attivo tu sei il ponte, la connessione, l'unica natura, il Figlio che, nello Spirito d'Amore che vi unisce, opera sempre tra noi per difendere la nostra fede.
Davvero le parole della Risurrezione, le nostre parole per la tua Risurrezione, sono le tue parole al termine della tua sofferenza, testimoniate da Luca e Giovanni.
"Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito".
"È compiuto!"
La Risurrezione è la gioia e il ridere d'amore che è in noi quando ci diamo al tuo amore e, facendolo, sappiamo che tutto si compie, che l'Eschaton accade ora nella mia vita, incessantemente, e che questo dono di gioia d'amore, di risata d'amore, devo darlo, regalarlo, farmelo prendere.
Perché senza merito l'ho avuto, grazie a te Gesù, e senza merito lo devo dare.
Sempre grazie a te, Gesù, il nazareno che è risorto e ci dona la vita.
In abbondanza, ridendo.
ciao r
Mi dicono che tu non hai mai riso.
Gesù mio, Amico e Sposo, sono sempre più convinto che non vederti mai sorridere, o ridere, è solo il segno della nostra lontananza da te. Della mancanza di fede profonda.
Personalmente ho una lista molto fitta di racconti evangelici dove ti vedo sorridere, e ridere. Pure se gli evangelisti non lo scrivono e neanche "il discepolo che tu amavi", Gesù mio. Pure se lui lo "scrive sottovoce", come nell'episodio dell'adultera, o in quello della samaritana al pozzo di Sichar.
Ma c'è gioia e felicità profonda nella tua vita, la tua risposta alla radicale gioia e felicità profonda del Dio Genitore Innamorato delle creature (e di tutte!!!) nate dal suo grembo e, in modo specialissimo e folle, da quella "Creatura Eterna" nata dal grembo di Maria di Nazareth. Innamorato di te, Gesù.
Certo, nella tua vita c'è anche il dolore, quel dolore che sentiamo così feroce in noi e attorno a noi.
Quel dolore senza ragioni e spiegazioni che non è, sopratutto, la sofferenza della malattia e della tribolazione della vita, ma il dolore stupito e "stupido", mio Signore, il dolore che non capisce, che è il bambino, la bambina che non solo non è amata ma è picchiata e offesa fino allo stupro finale della morte, inflitta. Stupore stupido che tu hai sentito nella croce, che hai sconfitto amandoci, mentre ti stupravamo fino alla morte.
Per questo amore infinito che tu sei stato per noi sei Risorto. Perché l'amore è più forte della morte.
Allora il momento supremo di questo dolore e di questa felicità di ridere e di gioire, che sei tu in tutta la tua vita di morte e risurrezione è, appunto, proprio la tua Risurrezione, quella parte della tua vita che non conosciamo. Ma in cui crediamo con tutta la "forza sperata", che vibra, feroce e felice, nella nostra carne che ama.
Per questo bisogna ascoltarti sempre, con gioia e passione erotica e vita. Immersi in te.
Vangelo della Messa della Veglia della Pasqua di Risurrezione di nostro Signore Gesù, il Cristo; annus Domini 2019.
Lc 24,1-12
"Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto".
Vangelo della Messa della Pasqua di Risurrezione di nostro Signore Gesù, il Cristo; annus Domini 2019.
Gv 20,1-9
"Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti".
Non sappiamo la tua Risurrezione, Gesù, e ce la siamo immaginata in molti modi possibili.
Personalmente amo moltissimo quest'affresco di Piero della Francesca, a Sansepolcro, ma con una correzione non secondaria.
Il tuo volto è ilare, ridente, felice d'amore, anche se in questa dimensione oltre la nostra vita - noi, lì, sotto di te, dormiamo così profondamente. Ma tu sei il ponte, sei la connessione, il perdono felice e ilare dei peccati. Lo so, profondamente, tu me l'hai detto.
Ma restiamo alla narrazione evangelica.
Ci sono due elementi comuni a tutti i vangeli, molto espressivi in questi due.
La notizia della tua Risurrezione è affidata alle donne, che ti cercano ancora, anche se sanno che sei morto e che non dovevi morire. Ma il loro amore non è placato e la morte non lo può placare.
Maria di Magdala, così simbolica e carnale, è forse l'icona di questa ricerca appassionata e inquieta del tuo amore e della tua presenza. Ricerca che ti pretende e ti cerca.
Il secondo elemento è l'incredulità dei discepoli maschi. Non credono alle donne, ma constatano che tu sei scomparso e non si danno ragioni di questa scomparsa.
Solo "il discepolo che tu amavi" crede, come vede la disposizione dei teli. Crede perché anche il suo cuore di carne pretende che tu sia vivo e vede la tua vita in quei teli e in quella tomba abbandonata in un ordine, o un disordine, rivelatore.
Qui c'è la ragione dura della nostra fede, la sua possibilità di essere sempre a rischio e la sua certezza che tu hai già vinto.
La certezza che il tuo riso felice alla tua Risurrezione, come ti allontanava dall'umano ti metteva, nello stesso istante e nello stesso "gesto o accadere", dentro la più profonda esigenza dell'umano nella sua carne di vite: stare e vivere la felicità di quella risata d'amore, che tutto accoglie e perdona nell'amore che accade, sempre e costantemente.
Dono che non smette mai e sempre opera nell'amore, amando.
Di questo Amore che esiste ed è sempre attivo tu sei il ponte, la connessione, l'unica natura, il Figlio che, nello Spirito d'Amore che vi unisce, opera sempre tra noi per difendere la nostra fede.
Davvero le parole della Risurrezione, le nostre parole per la tua Risurrezione, sono le tue parole al termine della tua sofferenza, testimoniate da Luca e Giovanni.
"Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito".
"È compiuto!"
La Risurrezione è la gioia e il ridere d'amore che è in noi quando ci diamo al tuo amore e, facendolo, sappiamo che tutto si compie, che l'Eschaton accade ora nella mia vita, incessantemente, e che questo dono di gioia d'amore, di risata d'amore, devo darlo, regalarlo, farmelo prendere.
Perché senza merito l'ho avuto, grazie a te Gesù, e senza merito lo devo dare.
Sempre grazie a te, Gesù, il nazareno che è risorto e ci dona la vita.
In abbondanza, ridendo.
ciao r
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