Le nozze umane e l'amore


eterno di Dio.
Una delle frasi più famose di tutti i tuoi Vangeli, Gesù, è contenuta in questo famosissimo brano di Giovanni:

«Τί ἐμοὶ καὶ σοί γύναι?»
«Che c’è tra me e te, donna?»


Come sarebbe a dire, Gesù? Che cosa c’è tra te e tua madre?

Ma la carne, ovviamente. Quella che lei ti ha dato perché tu fossi chi sei.
Tra te e Maria di Nazareth c’è la tua incarnazione, Gesù.

C’è la scelta di Dio, Eterna Potenza d’Amore, che ha desiderato questa oscura ragazza di un ancor più oscuro villaggio della Galilea come Arca dell’Alleanza e Madre di Dio, come sua Sposa.

Una ragazza che l’Eterno Amore ha fecondato con la Sua Ombra Amante.

Tra te e Maria di Nazareth c’è tutta la scelta di Dio di amarci come umanità. Scelta di Dio, quindi anche tua. C’è l’intera umanità, cioé ciascuna e ciascuno di noi, in comune tra te e tua madre, Gesù. E lo sai con tutta la tua vita.

Allora, perché fai questa strana domanda? Ma poi mi sembra che la tua non sia una domanda, ma un’affermazione. Non è ancora il tuo tempo, e lo fai notare con molta durezza: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Così chiedi a Maria cos’avete in comune, per ribadire la tua autonomia da lei e da chiunque altro umano.

E lei accetta questa tua durezza e non ti risponde o, forse, invece sì.

Ascoltiamo Giovanni, che è sempre cosa buona.

 

Gv 2,1-11
Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui
”.

Alla tua risposta Maria non batte ciglio.

Sono trent’anni che ti frequenta e deve conoscerti bene. Ma questo non significa che ti capisce in tutto quello che dici e fai. Anzi, immagino ci siano tante cose di te che non capisce.

Però ha imparato ad aspettare, a non giudicare, a tenersi tutto nel cuore e vedere che cosa succede, fidandosi di te. Così, ogni volta che la prendi in contropiede, semplicemente la innamori un poco di più.
La vedo sorridere nel suo cuore alla tua battuta e rivolgersi a chi le ha detto che non c’è più vino. Maria, ormai, sa che bisogna soltanto seguirti: “Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».”.

I servi riempiono le anfore con l’acqua del pozzo e poi tu,Gesù, gli dici di portarne a chi dirigeva il banchetto. Costui assaggia e rimprovera lo sposo per il vino buono dato alla fine della festa, quando tutti sono già ubriachi. Davvero un miracolo strano, tutto basato sulla fiducia di Maria e sull’umiltà di chi lo vede fare.
Infatti questo tuo primo miracolo è stato fatto davanti a servi, non davanti a persone importanti. Certo, poi i servi lo diranno, ma intanto è per loro che tu hai agito, e anche per i tuoi discepoli, che ti hanno visto farlo. Ma anche loro sono persone che non contano; sono lì solo perché stanno con te.
Quindi non è né la fede dei servi, che non ne hanno, né quella dei discepoli, che un poco ne hanno, ma molto poca, che ti ha permesso di cambiare l’acqua in vino.
E tu hai bisogno della nostra fede, per agire.
Ma qui, a Cana di Galilea, la fede di chi, ti muove?

Ovviamente la fede di Maria.
Il nocciolo del racconto sta nel dirci la fiducia semplice di Maria di Nazareth in te, questo figlio così normale e così strano, così “fuori di sé”, come racconta Marco nel suo Vangelo, e così bello.

Maria sa che tu puoi salvare quella festa di nozze e, con la festa, molto più di quello che a noi sembra oggi, e così ti fa intervenire senza farsi fermare da nessuna tua protesta. O da quella tua domanda trabocchetto.
Perché certamente Maria non ti aveva capito, e doveva ancora essere ferita dalla spada della Parola di Dio che tu sei. Ma si fidava di te: questo figlio che aveva allattato e nutrito, a cui aveva raccontato Dio e il popolo di Israele, che aveva perduto e ritrovato, da cui sapeva di essere amata con l’affetto di figlio e, sopratutto, con tutta l’immensa attenzione di Dio.

Si fidava così tanto che sapeva che bastava chiedertelo per vederlo fatto: 
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela». 
Ecco.

Nell’episodio di Cana vedo la proposizione anche a noi di questa fiducia di Maria, che ti chiede un intervento che sembra poco importante («Non hanno vino»), e te lo chiede con la solida certezza che tu farai come ti ha chiesto, anche se non ti ha ancora capito bene, e molte delle cose che fai le sfuggono.

Anche se sa, oscuramente, che tu le trafiggerai il cuore.
Ti chiede l’intervento perché sa che la ami così tanto che niente e nulla ti fermeranno dall’agire come ti ha chiesto.
 
Siamo capaci di amarti con questa fede così semplice?
O, almeno, come dice Maria ai servi, di essere e fare quello che tu ci chiedi e ci proponi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»?

Davvero il centro dell’Amore è la fede, Gesù.

Aiutaci ad avere fede, ne abbiamo bisogno, perché abbiamo bisogno di amare. Abbiamo bisogno di te.

Ciao r

 

 

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