Le domande di Dio,


le nostre domande.

 

Gesù, mi sembra che anche noi stiamo sempre a rivolgerci a Giovanni il Battista, a ogni tuo precursore e annunciatore spesso troppo più piccolo di Giovanni, e stentiamo a rivolgerci a te, Amico e Re vivente.

Tu sei il nostro Maestro e Pastore, il nostro unico nostro Sacerdote e Re, la Parola di libertà che è tutte le nostre vite, e lo sei solo perché ha scelto di essere l’Agnello immolato fin dall’inizio dei tempi, la Vita Innocente sgozzata fin dal Principio della Creazione per essere quel Dio che raccoglie in sé tutti i nostri mali e li trasforma in beni, in ghirlande di fiori d’amore da regalare alla fame d’amore di quel Dio che tu chiami Padre e indichi come quella tenerezza Madre e Genitrice di ogni nostra vita.

Per capire la nostra incertezza e il suo male, ascoltiamo Luca che fa parlare Giovanni, il “più grande tra i nati di donna”.

Lc 3,10-18

Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo
”.

La prima cosa che mi colpisce in questo vangelo è l’inizio.

Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?»”. Mi colpisce perché è la nostra domanda.

Ma ben poche volte la rivolgiamo a te, con la fede giusta, quella che commuove Dio.
Anche perché sappiamo che tu ci risponderesti solo in due modi. Che un servo non è più grande del suo padrone, e lì dov’è il padrone è anche il servo, e che dobbiamo andare in giro a dire e proclamare la misericordia e l’amore che Dio mi ha donato per togliere dalla mia vita tutti i demoni che la tormentavano, per donarmi la certezza dell’amore.

La tua vita, Gesù, è la risposta alla domanda su che cosa dobbiamo fare.

Vivere come te e non andare in giro a chiedere a chiunque si proclami maestro e guida che cosa dobbiamo fare.

Tu sei la risposta d’amore, Gesù.

 

La seconda cosa è la risposta che Giovanni dà all’attesa del Messia, alla speranza del tuo sorriso tra noi, Gesù. Qui siamo nella bellezza dell’umiltà fiera di esistere e vivere, orgogliosa di essere la promotrice di ogni amore.

Quando gli chiedono se è lui il Messia Giovanni risponde: “Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.”.

 

C’è un salto di vita tra Giovanni e te, noi ciascuno di noi e la tua vita. Non perché sei più potente o importante di noi. Ma perché accetti la tua vita con gioia e pace e lasci che sia Dio, che tu chiami Padre, a decidere di te come dono d’amore.

Tu sei più forte di noi in umiltà e bontà e sei accoglienza piena, dono perfetto d’amore.

Per questo siamo meno degli schiavi più bassi e meno importanti. Nemmeno dei tuoi piedi ci possiamo occupare. Noi siamo privi di umiltà e pieni di orgoglio e superbia.

Ma possiamo sempre farci battezzare da te. 

 

Certo, c’è il battesimo della tua Chiesa che ci mette dentro il tuo cuore e ci salva nell’amore di Dio, cioè in te.

Ma c’è anche il tuo battesimo di Spirito e Fuoco, dove il tuo amore brucia così tanto in noi, ed è così forte e potente, che di nulla c’importa più, se non di farti contento e amarti come possiamo noi. Secondo noi nulla o quasi nulla.

 
Secondo te tutto, o quasi tutto. Purché smettiamo di farci domande inutili su che cosa dobbiamo fare e stiamo con te e insieme a te. A fare cosa?

Ad amarci e ad amare Dio. Cioè ogni vita sofferente che vedo soffrire e al cui dolore posso offrire soltanto tutto il mio amore: Dio, te suo Figlio e l’amore che vi unisce.

Ciao r

 

 

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