Gesù, la tua famiglia è santa,

ma non è così normale.

Ma non esistono "famiglie normali", Gesù, ne sono convinto.

Credo molto più facilmente all'esistenza di famiglie sante che di famiglie normali.
Ma poi "Normale" che cosa vuol dire? Secondo la norma, parrebbe, o secondo la Legge. Allora la tua famiglia, sposo, non era  normale per niente.

Però è santa.
Attento ai tempi verbali, Sposo.
Come normalità/anormalità la tua famiglia appartiene al passato, come santità è nell'Eterno.
La santità è molto più bella e intrigante della normalità o della stranezza.
Ma cosa fa la santità di una famiglia?
Che cosa rende santa una famiglia, cioè una società umana tesa alla preservazione dell'amore tra umani nel tempo e nello spazio e perché sia seminato e cresca nelle nuove generazioni? 

Infatti la famiglia è la "madre" di tutte le società culturali, è la prima società culturale concepita e costruita tra gli umani.
Come dice tuo Padre nella Bibbia, e come tu ricordi.
"
Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne" (Gn 2,24).
Non c'è niente di naturale in questo gesto del maschio umano, dell'uomo, di "lasciare il padre e la madre" per unirsi con la "moglie", indipendente davanti a lui, senza "padre e madre" di origine, essere umano altro dall'uomo e con cui formeranno una carne sola.
Una indicazione, questa di Genesi, che non si vede nella storia, se la si guarda con attenzione, ma che è ben presente nella tua Parola.
Allora cerchiamo di capire di che cosa parla il tuo racconto, Gesù. Per sapere, nelle nostre carni e vite, perché la tua famiglia è santa. Perché è la santità che ci interessa.

Innanzitutto ascoltandoti.

Lc 2,41-52
"
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini
".

Lasciamo stare la tua personale santità, Gesù.
Essa è obbedienza.
Il farti rendere perfetto dalla presenza di Dio (l'Eterno Amore) nella tua carne e vita, ma solo attraverso e per mezzo delle cose che patisci e vivi. Le belle e le brutte, non le brutte soltanto.
Quello che ricordano l'anonimo autore della lettera agli ebrei e il tuo Giovanni, nella sua prima lettera, quando ti chiama "Amore", l'amore che lui ha toccato con le mani.

In questo episodio dove tu, Gesù, tenti di costruirti un tuo percorso, una tua strada in cui "occuparti delle cose del Padre tuo", strada che ti viene bruscamente sbarrata.

Il racconto di Luca fa capire due cose.
La prima è che tu dovevi essere delizioso e, insieme, molto indipendente. 
Se i tuoi genitori lasciano passare un intero giorno e tutta una notte senza cercarti è perché ti sapevano capace di scorrazzare per l'accampamento senza dare preoccupazione di te, perché tanto eri al sicuro; se i tuoi genitori fanno questo era perchè eri delizioso - doveva essere bello stare con te - e molto indipendente.
Era bene lasciarti correre libero, a Nazareth e nella carovana - e in questa scelta ci vedo Maria di Nazareth, e la sua ansia di libertà davanti agli umani e a Dio, ma anche l'indipendenza di giudizio di Giuseppe, capace di fidarsi di un sogno per proteggere ciò che non capiva e rifiutava ma che coinvolgeva la persona che amava più profondamente.
Ma a questa fiducia gioiosa subentrano orrore e angoscia. Non ci sei! Sei scomparso!
Tornano subito indietro, ma è la carovana a tornare indietro e ci vuole un giorno, anche se forse Giuseppe e Maria sono stati più veloci. Saggiamente Luca sorvola e così faccio anch'io. Ma tu, Gesù, dovevi sapere cosa avresti provocato restando a Gerusalemme. Proprio per la bellezza della tua libertà e della tua mitezza lo sapevi di sicuro, che creavi angoscia. Ma ti fidavi di Maria, come Maria si fidava di te.

Qui c'è la seconda cosa che mi colpisce di questo racconto.

"Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro."

C'è un incontro di occhi, sguardi, sorrisi, gesti che Luca (saggiamente) neppure prova a raccontare. Lascia che lo immaginiamo da noi. Ma c'è, sopratutto, la difficoltà che l'obbedienza all'amore pone a ciascuno di noi. L'amore ha una obbedienza che spesso diventa molto difficile, e sembra impossibile.
Nella tua famiglia, Gesù, tutti obbediscono.
Tu ai tuoi genitori, e per vent'anni circa, e i tuoi genitori a Dio, attraverso te, attraverso l'accettare quel gesto incomprensibile e offensivo che avevano subito. Ma con i tuoi occhi che li guardavano con amore, tra i dottori del tempio, e che dovevano essere irresistibili. 

In questo episodio nessuno ci ha capito niente: non gli intellettuali del tempio, non Giuseppe e Maria, non la carovana con il clan davidico di Giuseppe, non tu, Gesù mio.

Eppure avete obbedito, tu Maria e Giuseppe, a chi vi spingeva in direzione di quell'amore che è scelta di ogni istante, nel giorno e nella notte.
Anche quando tutto è nero e il freddo ti ghiaccia il cuore. Ma quando anche solo il ricordo di uno sguardo che ti sorride permette quell'obbedienza che è solo amore donato. Come hanno fatto Maria e Giuseppe di Nazareth con te, Figlio di Dio Altissimo. Come hai fatto tu con loro, aspettando la tua ora.
Come ha fatto Dio Altissimo, la Potenza, nascondendosi in un ragazzino delizioso e indipendente, che non aveva risposte per le sue domande.

ciao r

 

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