Il Corpo di Dio
è tutte le vite.
quelle vive in tutti gli spazitempi, che operano e lavorano in amore, per l’amore che vince.
Ed è anche infinitamente di più.
Credere in te, Gesù, è il lavoro d’amore che ci chiedi di fare. Questo lavoro per fare il quale ci hai donato e ci doni ogni giorno la tua carne e il tuo sangue.
Difficile crederti?
Ma è la cosa più semplice del mondo, la prima cosa che impariamo nella vita quando nasciamo. Infatti appena siamo nate e arrivate oltre il confine del corpo di nostra madre è proprio questo corpo che cerchiamo, o uno che gli somigli, ma dove ci sia una mammella che ci nutre e ci dona accoglienza.
Istinto, diranno gli scettici.
No, amore. Quell'amore di cui siamo impastate e che non sa raccontarsi a parole, non sa fare narrazioni ma sa agire a fatti e azioni .
Il primo agire della nostra vita è un’azione che rivela un bisogno d’amore.
Istinto. Sarà, ma è un istinto che costruisce narrazioni umane, infinite e affascinanti.
Questo amare sei tu, Gesù di Nazareth: il Corpo di Dio.
Questo Corpo di Dio come un pezzo di pane da mangiare e un calice pieno di una bevanda dissetante da cui bere; come la carne e il sangue che si riconoscono nell’amore che non finisce mai e rimane sempre vivo, come il sorriso dell’amata.
Tu sei questo Corpo di Dio, Gesù: la narrazione forte e bella di quanto straordinario sia questo “Amore di Dio” e di quanto sia calato, disceso nelle nostre vite.
Così, ascoltiamoti.
Mc 14,12-16.22-26
"Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi".
La Cena è nota, ed il fatto che sia diventata la "messa domenicale" non diminuisce di nulla la sua potenza narrativa e la sua dimensione di salvezza.
D**, la Potenza Eterna, la Santità Presente, la Vita che fiorisce e vive, Dio non solo si è incarnato in un corpo umano, ma ha spinto il suo desiderio d'amore fino a farsi cibo e bevanda.
Ma è una memoria, diranno con voce tiepida i razionalisti.
Sì, certo che è una memoria. Ma è una memoria che si realizza come realtà nutriente ogni volta che si spezza la Parola di Dio e poi l si divide nella sua carne e nel suo sangue, perché noi possiamo nutrircene.
Perché questo significa che c'è D** (Lui; l'Altro; il Brahaman; JHWE; l'Innominato; il Dio Sconosciuto; Lei; l'Amore Immenso...) che ci nutre del suo amore per farci capaci di amare come lui ci ama.
Se è solo una memoria è triste, è morta.
Ma non è solo una memoria, è la realtà dell'amore di Dio che entra tra di noi, perché ha già vinto.
Ma tu ci credi?
Sento le fredde voci degli immanentisti, quelli che neppure pensano (religiosamente!) a una battaglia contro le fedi trascendenti e quella cristiana in specie, ma si contentano di pensare a questo mondo come finito e concluso dove c'è un solo dio, e sono loro e noi moriremo con il tempo.
Sì.
Ci credo, e credo che noi siamo la vita che si vive e si racconta in Gesù di Nazareth, la Parola di Dio, il Corpo di Dio.
Ci credo con ogni più piccola fibra della mia vita, perché so che questa è la narrazione di D** che mi ama, ama me personalmente e per me si fa spezzare come parola e come cibo, la realtà dell'amore che non mi abbandona mai.
Amore che mi chiede di amare, oltre tutti gli egoismi di cui siamo capaci.
Unendomi e aprendomi a chi è insieme a me nella vita e ha bisogno d'amore.
Insieme noi viventi immersi nella vita e che hanno D** come speranza d'Amore.
Il Corpo di Dio, vivo tra di noi, che ha già vinto e che si offre alla nostra fame e sete.
Come il seno di una madre.
Come il corpo offerto di chi ama.
Come la vita che fiorisce oltre ogni inverno.
Come Gesù di Nazareth, il corpo di D**, la Sua Parola viva.
ciao r
quelle vive in tutti gli spazitempi, che operano e lavorano in amore, per l’amore che vince.
Ed è anche infinitamente di più.
Credere in te, Gesù, è il lavoro d’amore che ci chiedi di fare. Questo lavoro per fare il quale ci hai donato e ci doni ogni giorno la tua carne e il tuo sangue.
Difficile crederti?
Ma è la cosa più semplice del mondo, la prima cosa che impariamo nella vita quando nasciamo. Infatti appena siamo nate e arrivate oltre il confine del corpo di nostra madre è proprio questo corpo che cerchiamo, o uno che gli somigli, ma dove ci sia una mammella che ci nutre e ci dona accoglienza.
Istinto, diranno gli scettici.
No, amore. Quell'amore di cui siamo impastate e che non sa raccontarsi a parole, non sa fare narrazioni ma sa agire a fatti e azioni .
Il primo agire della nostra vita è un’azione che rivela un bisogno d’amore.
Istinto. Sarà, ma è un istinto che costruisce narrazioni umane, infinite e affascinanti.
Questo amare sei tu, Gesù di Nazareth: il Corpo di Dio.
Questo Corpo di Dio come un pezzo di pane da mangiare e un calice pieno di una bevanda dissetante da cui bere; come la carne e il sangue che si riconoscono nell’amore che non finisce mai e rimane sempre vivo, come il sorriso dell’amata.
Tu sei questo Corpo di Dio, Gesù: la narrazione forte e bella di quanto straordinario sia questo “Amore di Dio” e di quanto sia calato, disceso nelle nostre vite.
Così, ascoltiamoti.
Mc 14,12-16.22-26
"Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi".
La Cena è nota, ed il fatto che sia diventata la "messa domenicale" non diminuisce di nulla la sua potenza narrativa e la sua dimensione di salvezza.
D**, la Potenza Eterna, la Santità Presente, la Vita che fiorisce e vive, Dio non solo si è incarnato in un corpo umano, ma ha spinto il suo desiderio d'amore fino a farsi cibo e bevanda.
Ma è una memoria, diranno con voce tiepida i razionalisti.
Sì, certo che è una memoria. Ma è una memoria che si realizza come realtà nutriente ogni volta che si spezza la Parola di Dio e poi l si divide nella sua carne e nel suo sangue, perché noi possiamo nutrircene.
Perché questo significa che c'è D** (Lui; l'Altro; il Brahaman; JHWE; l'Innominato; il Dio Sconosciuto; Lei; l'Amore Immenso...) che ci nutre del suo amore per farci capaci di amare come lui ci ama.
Se è solo una memoria è triste, è morta.
Ma non è solo una memoria, è la realtà dell'amore di Dio che entra tra di noi, perché ha già vinto.
Ma tu ci credi?
Sento le fredde voci degli immanentisti, quelli che neppure pensano (religiosamente!) a una battaglia contro le fedi trascendenti e quella cristiana in specie, ma si contentano di pensare a questo mondo come finito e concluso dove c'è un solo dio, e sono loro e noi moriremo con il tempo.
Sì.
Ci credo, e credo che noi siamo la vita che si vive e si racconta in Gesù di Nazareth, la Parola di Dio, il Corpo di Dio.
Ci credo con ogni più piccola fibra della mia vita, perché so che questa è la narrazione di D** che mi ama, ama me personalmente e per me si fa spezzare come parola e come cibo, la realtà dell'amore che non mi abbandona mai.
Amore che mi chiede di amare, oltre tutti gli egoismi di cui siamo capaci.
Unendomi e aprendomi a chi è insieme a me nella vita e ha bisogno d'amore.
Insieme noi viventi immersi nella vita e che hanno D** come speranza d'Amore.
Il Corpo di Dio, vivo tra di noi, che ha già vinto e che si offre alla nostra fame e sete.
Come il seno di una madre.
Come il corpo offerto di chi ama.
Come la vita che fiorisce oltre ogni inverno.
Come Gesù di Nazareth, il corpo di D**, la Sua Parola viva.
ciao r
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