Il nostro abito nunziale...

... sei tu, Gesù.


 Questa è la parabola contro l'indifferenza.
Ovvero è la parabola dove tu ci parli del contrario dell'amore. Già, Gesù mio, che cosa è contrario all'amore? l'odio? forse no, nella tua parabola non è l'odio il contrario dell'amore.
Nella tua narrazione è molto più vero che il contrario dell'amore sono l'indifferenza e il disprezzo, i quali soltanto portano a dare la morte e a fare ogni altra rapina della vita, costruite ed eseguite - appunto - con indifferenza e quindi con stupidità. Solo partendo da questa stupida indifferenza all'amore si arriva all'odio, che è cieco e totalmente idiota.
Ascoltiamo la tua Parola d'amore, con amore, con tutto l'amore che possiamo e siamo.

Mt 22,1-14
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti
».

Certo, c'è tutta l'interpretazione che ti rivolgi a Israele e alla Israele del tuo tempo, in cui tu sei andato per essere il Messia, il Cristo di D**, il Suo Unto. Ma lo sei secondo la logica dell'Amore Altissimo, che cerca le pietre di scarto e non le pietre più belle e che tutti vogliono usare.

Allora sei un Messia rifiutato, perché tu non corrispondi alla realtà di Israele e alle realtà del mondo. Fin qui tutto è chiaro, ma questa cosa, questa interpretazione, non ci riguarda. Riguarda solo i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo di Israele, non riguarda noi e i nostri "capi dei sacerdoti e scriba e anziani del popolo".
E invece ci riguarda.

 

Ci sono tre passaggi, Gesù mio.

Il primo è il Re che fa una festa per le nozze del figlio. Non è una decisione all'ultimo momento, è una cosa stabilita da tempo, programmata, a cui non si può arrivare impreparati.

Il secondo è il rifiuto dei primi invitati, quelli selezionati da subito per la festa.

Il terzo è l'abito di nozze non indossato.

Che cosa mette insieme questi tre passaggi?

L'indifferenza, appunto.

Nel primo gli invitati a nozze non si curano del re. Sarà un re di provincia, o un re che non è visto bene. Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è solo che questi invitati non si occupano dell'invito e di chi glielo propone e ricorda. Trattano il Re e i suoi servi con indifferenza e stupidità.

L'invito è alla festa per le nozze del figlio e quindi a un evento programmato da tempo. Allora, questo significa che l'indifferenza degli invitati si estende dalla festa al figlio del Re e al Re, visti come ingombri noiosi a quello che per loro è l'esigenza principale, cioé "occuparsi dei casi propri".

La cosa che mi sembra importante sottolineare è che le festa di nozze e il rifiuto dei primi invitati sono due cose che vanno insieme. Gli invitati dicono sì all'invito alla festa, ma poi non se ne curano. Quindi il Re ha preparato tutto per accoglierli e si trova davanti a gente che disprezza lui e i suoi preparativi per onorare il figlio.
C'è poco dire. La stupidità di questi invitati è data dalla contraddizione in cui si mettono e che provoca la giusta ira del Re.

A quel punto, vista l'indegnità dei primi invitati, quelli selezionati da subito, il Re invita chiunque.

"La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze".

Naturalmente questi secondi invitati non sono pronti. Anche loro possono dire di no, ma se dicono di sì devono stare alle regole di chi li invita.
Regole che si riducono a una.
Indossare l'abito nunziale, che sicuramente viene fornito dal Re medesimo.

Tutti lo fanno salvo uno. Il quale viene preso e cacciato via.
Perché «molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Anche lui ha peccato di indifferenza.
"Questo Re che chiama chiunque alla sua festa non è credibile. Allora io mi vesto come mi pare e piace... gli abiti di nozze sono scomodi e io voglio essere comodo".

In che modo ci riguarda questa tua parabola, Gesù?
In un modo molto forte, mi sembra.
Perché tu ci dici che tutto vuoi, meno dell'indifferenza e della ostinazione nella indifferenza.

Abbiamo davanti agli occhi e ai cuori la festa di nozze dove le popolazioni umane possano iniziare a mischiarsi, conservando le loro differenze è mettendo insieme le cose uguali. Migliorandosi a vicenda e imparando le une dalla altre?
Sì. C'è questa festa di nozze, programmata da parecchio e conosciuta da tutti - bastava informarsi, avere occhi e saper leggere le informazioni giuste che tu ci hai fatto avere per tempo.

Allora andiamo tutti alla festa?
Assolutamente no.
Alcuni non riconoscono queste nozze, altri contestano la festa, altri hanno i fatti loro cui pensare, altri ancora fanno elenchi di parole per scongiurare questa festa che tu hai voluto, e per fare questi elenchi "usano il tuo Nome come un idolo".

Signore Gesù. 

La cosa che ci chiedi di fare è semplice, ed è bellissima.
Prendere su di noi il tuo gioco, che è leggero, anzi, con un peso soave. E con questo stupendo gioiello al collo seguirti, fin dove tu vorrai e senza mai chiederti la strada o lo scopo.

Ma per farlo dobbiamo avere l'abito di nozze.
E qual'è quest'abito?
Ma il tuo giogo, Gesù, tu stesso che ti fai seguire e  ci aiuti a ogni difficoltà che abbiamo. La tua porta è stretta, Gesù, ma una volta entrati è un'altra cosa.
Ha ragione una tua famosa amica, Teresa d'Avila. Una volta nella tua strada tu pensi a tutto e se cadiamo ci rimetti in piedi e per te siamo sempre bravi e sante, anche intrisi di peccato.
Davvero tu devi essere indossato in fretta e bene perché possiamo partecipare alla tua festa di felicità e la gioia e, veramente, senza di te e fuori di te c'è solo «pianto e stridor di denti».

Aiutaci, Gesù, a vestirci solo di te.

ciao r

 


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