Il tuo ristoro è l'amare.


Tu ci darai ristoro?
Chi di noi può parlare di “avere ristoro” da te?
A chi di noi darai il tuo “riposo”, quello dell’amore?
Gesù, tu non fai gerarchie, non stabilisci soglie d’ingresso, né dai criteri di valutazione o prove da superare.
Tu chiami.
All’amore, ad amare.
E ci chiami tutte, tutti, senza fare alcun privilegio di persona, o di qualità.
Basta essere «stanchi e oppressi», basta essere qualcuna o qualcuno di quei «piccoli» a cui D**, il Padre, l’Eterno Amare, ha rivelato la verità del suo amore. 

Così la conoscenza che tu ci proponi, Gesù, è solo quella di amare.
Questa conoscenza, se si diventa e ci si fa «piccoli», è cosa che tutte noi possiamo fare, per quanto sapienti, dotte, altolocate fossimo prima di incontrarti.


Mt 11,25-30
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero
».


La prima cosa che dici è una sconvolgente verità sulla “benevolenza” di D**, che tu chiami Padre per sottolinearne l’amore e la vicinanza a noi.
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli».
Questa è la «cosa gradita» a D** che D** stesso compie e realizza.
Le “cose di Dio” non sono accessibili solo a chi studia molto e molto si dedica a riflettere e discutere con competenza e serietà la tua parola.
A te, invece, è gradito rivelare le tue cose ai “nepiois”, ai bimbi ma in quanto fragili, inesperti della vita, incapaci di orientarsi in essa. Il contrario radicale dei “sophon kai sunetòn”, dei sapienti e intelligenti a cui le hai nascoste.
E sempre le nascondi mentre ancora le riveli a chi è fragile, inesperto, bisognoso di aiuto. Sciocco. I «piccoli» della traduzione sono gli sciocchi, gli incapaci, a cui D** rivela se stesso.

Ma questa rivelazione, che sconvolge radicalmente ogni ordine del mondo, passa solo attraverso di te. Attraverso te, Gesù di Nazareth.
«Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Passare attraverso di te significa essere scelti da te, essere chiamati da te a conoscere il Padre e il / i suoi legami d’amore.
Chi tu chiami è chi trova in te e con te, riposo e ristoro.
Ma questo riposo e ristoro hanno una gerarchia, in realtà, e quindi prima stavamo sbagliando, prima sbagliavamo a scrivere che non c’è alcuna gerarchia.
Perché la verità di D** è data innanzitutto a chi prende su di sé il giogo di Gesù, a chi accoglie il suo modello etico. Che poi è quello di chi è « mite e umile di cuore» e accoglie ciò che accade come un dono di D**.
A chi è come te, Gesù.

Così tutto si completa.
Il riposo e il ristoro della propria vita, oppressa e gravata dal male umano, è farsi simili a te, nella mitezza e nella umiltà di cuore, nell’essere accoglienti nel profondo della propria vita emotiva e razionale.
Accettando, così, di essere anche sciocchi, rispetto al mondo.

Fare questo è «prendete il tuo giogo sopra di noi e imparare da te», decidersi a questa conversione di vita è essere davvero saggi e intelligenti.
«Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Essere in te e come te è amare.

Ciao r


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