Te ne vai via per restare...


Dove vai, Gesù? Perché ti allontani da noi se ci prometti che rimani? Perché devi andare via per restare insieme a noi? Non è che ci abbandoni? E che stai zitto, e non ci parli più?



Ascoltiamoti.

Atti 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Mt 28,16-20
Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere i Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
in cielo e sulla terra.».

Ma Gesù va via o rimane? Che cosa significa questa cosa di “salire in cielo e farsi nascondere da una nuvola”?
Sembra che “salga in cielo”, sia una espressione che indica solo la narrazione visibile e comprensibile che Gesù fa ai discepoli per fargli capire che è tornato all’unità con il Padre. Con noi, forse, si sarebbe volatilizzato senza lasciare tracce. O invece lasciandone qualcuna, magari.
In realtà Gesù torna alla sua unione in e con D**, però non ci lascia. Anzi resta con noi molto meglio e molto di più che se fosse rimasto fisicamente.
Va via per restare con noi molto di più e molto meglio.
Ma bisogna crederci, senza dubitare.
Così l’Ascensione è la festa dell’amore che vince.

Infatti è la festa di D** amore che si afferma come realtà viva e forte proprio del mondo e delle vite umane nel mondo le quali, e proprio con l’ascesa di Gesù al Padre, entrano a far parte del cuore stesso della esistenza Trinitaria di D**.
Perché il Gesù che risorge e che ascende al cielo non è un “puro Spirito”, ma è Gesù Nazareno corpo carne e sangue che ha vinto il peccato e, quindi, la morte e può tornare a far parte della Realtà di D**, con tutte le sue realtà umane, dalle cicatrici dei chiodi ai ricordi presenti e attivi delle carezze scambiate e dei sorrisi donati.

Due cose hanno risuonato forte in me, leggendo questi brani.
Innanzitutto la necessità di chi ha conosciuto Gesù di parlarne, di testimoniarlo, di raccontarne.
Come si racconta l’amore, come si dice l’amore e quest’incendio che sta bruciando la nostra vita adesso che, finalmente, amiamo e siamo amate, amati.
Solo che questa certezza dell’amore, così forte da dover essere detta e raccontata, si scontra – spesso, o forse sempre – con la nostra malizia e con il nostro peccato e anche noi ci troviamo nella situazione dei discepoli, situazione che Matteo ricorda senza nominare: “Essi però dubitarono”.
La necessità, il bisogno, il comando, la scelta dell’amore sono qualcosa che fa parte di noi, e che in tantissime e tantissimi di noi assume la forma della fedeltà, della donazione totale di sé. Ma che in altrettante persone prende la forma del tradimento.
L’amore c’è, sempre, ma noi spesso non lo accogliamo e non lo lasciamo agire e, al suo posto, facciamo crescere deserti di odio e male. Ma le piante dell’amore ci sono sempre. Bisogna ripulirle, dare loro acqua e aria, togliere gli arbusti secchi e rotti, innestare e lasciar fiorire la pianta.
Questo significa la richiesta di Gesù: “ Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”. Portare Gesù con noi ovunque e, ovunque e a chiunque, raccontare chi è Gesù e perché – che cosa significa – che non ci ha lasciato.


La seconda cosa che mi ha colpito è proprio questa.
Gesù ci lascia ma proprio il fatto che lascia significa che lui resta con noi, qui, nei nostri corpi, nelle nostre carni, nelle nostre vicende.
Ascoltiamo di nuovo che cosa dice Gesù nel Vangelo di Matteo.
«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

La richiesta, o il comando, è doppia.
Andare e fare discepoli “tutti i popoli” o “tutte le genti”.
Una a una.
Gesù non può essere trasmesso con battesimi di massa, ma una a uno. Singolarmente.
Si tratta di amore, cioè di qualcosa che riguarda le carni e il sangue che ciascuno di noi è, di cui siamo vivi. La parola di Gesù riguarda la terra, dove dobbiamo fare discepole tutte le genti. Non è qualcosa che riguarda il cielo.
Bisogna occuparsi della Terra e non del cielo, perché è sulla Terra – da trasformare in via di Gesù per intero – che Gesù ha vinto la morte e il male.
Tutta la Terra deve diventare regno di D**, ma una a uno, singolarmente, attraverso l’amore.
Per questo non dobbiamo guardare il cielo.
Perché quel cielo dove Gesù è salito è nei nostri cuori di carne e sangue, e le preghiere che facciamo o sono un modo per accogliere sempre meglio D** nel mondo e in noi, o servono solo a fare chiacchiere.
E accogliere D** in noi significa amare.
Come Gesù ci ha amato.

Ciao r


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