L'amore assente è presente...


Così te ne vai.

Cioè, … te ne vai
In realtà ritorni a quel Divino che tu chiami Padre e che è Persona Amante e Soggetto d’Amore e di amare.
Ritorni nel cuore di quella Realtà-D** da cui sei venuto (“sceso”) tra noi.
Ci lasci e, però, resti. Vai via e rimani.
Com’è questa storia?


Tutto quello che “il mondo” non coglie del tuo messaggio e che quindi chiama “Cristianesimo” o “Religione crisitiana” è il fatto che il nostro seguirti è soltanto, unicamente, quest’incessante essere presente ed essere assente che è il nodo di ogni amare e, quindi, della fonte di ciascun amore: cioè dei rapporti tra noi, che ti seguiamo e dove tu ci precedi perché sei il Bel Pastore, ma questo significa che ti fidi di noi e non sai mai esattamente che cosa noi stiamo facendo.
E questo mentre D** Padre sta sempre dietro, sempre bene in fondo a tutto e tutte e tutti, laggiù nei capolinea delle povere storie umane, dove fruga nelle nostre discariche di diavoli e demoni per recuperare tutte quelle pietre di bellezza che noi abbiamo buttato via soltanto perché “il mondo” questo Spirito che tu ci doni “non lo può ricevere perché non lo vede e non lo conosce”.
Questo è quello che tu ci regali ogni attimo delle nostre vite. Questa è la nostra fede.

 

Ecco, quindi la nostra fede sei tu; tu, che sei questa perenne Assenza Presente che ci abita negandosi, andando sempre su nel monte a pregare da sola, ma su di un monte che è specialmente dentro di noi e così ci vai soltanto quando sei/siete in noi e abiti/abitate le nostre carni e i nostri corpi dove confidi/confidate, condividi/condividete le nostre passioni e i nostri errori.

Così oggi, che è la sesta domenica di Pasqua di Risurrezione, questo tuo Vangelo di Giovanni è davvero un luogo di folgorante bellezza e un appassionato gridar d’amore, è davvero uno dei luoghi belli del vivere nell’amare.
Quella che è l’attività propria di te, D** Innamorato e amante, e ciò che ci rende sempre e proprio tua “immagine e somiglianza”.
Per questo bisogna ancora ascoltarti con passione e attenzione umile. Perché qui c’è il tuo Corpo che ci ama, e il tuo Spirito che ci nutre, e l’unica capacità di amare che conosciamo: D**, la bontà Presente.

Gv 14,15-21
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui
».

Ma che cosa significa, “amare”?
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”.
Ma il tuo unico comandamento, il grande “comandamento nuovo” che tu ci hai dato, è proprio quello di “amarci tra di noi come tu ci hai amato”. Così soltanto chi ama come tu ami è la persona che “accoglie i tuoi comandamenti” e ti fa spazio nella sua vita.
Sembra un gioco di parole.
Chi accoglie i tuoi comandamenti ti ama, ma il tuo comandamento è amare come tu ami, quindi solo chi ama come tu ami ti ama.
Rileggiamo piano piano la frase del tuo gioco di parole.
Chi accoglie i tuoi comandamenti ti ama, ma il tuo comandamento è amare come tu ami, quindi solo chi ama come tu ami ti ama.

Attenzione, questo non è un gioco di parole.
È invece la scelta su cui metto in gioco tutta la mia vita.
Questa vita che ho adesso, qui e ora nel mondo, ma sopratutto metto in gioco la certezza – la speranza certa – che la mia vita non termina affatto con questa “morte mortale” che mi aspetta da qualche parte del mio futuro-presente e che ci coglie in questo mondo.
La vita invece continua perché D** “è il Dio dei vivi e non dei morti”.

Quindi bisogna amare.
Amarci tra di noi e dove “amarci” significa essere capaci di perdono.
Ma allora “Perdono” significa non ignorare o fare finta: nascondere non è perdonare, è ingannare.
Perdonare significa scegliere, vuol dire accettare ciò che l’altro che amiamo è e ci da. Ma anche cambiando chi amiamo e facendoci cambiare da chi amiamo. Perdonando.

Le tue parabole sul condono dei debiti e sulle reciprocità di questo condono lo dicono a gran voce.

Amare significa perdonare, ma perdonare significa dire la verità e dire la verità significa portare lo Spirito e donare il tuo Spirito, cioè la tua presenza, a tutti coloro che amiamo.
Quindi sopratutto ai nostri nemici. Che dobbiamo amare e non ingannare.
Cioè dobbiamo amare i nostri nemici dicendo loro “perché” ci sono nemici e che cosa li porta all’odio e alla morte.
Perché lo Spirito che tu ci mandi, ora che non ci sei e sei sempre insieme a noi, questo Spirito è «lo Spirito della verità», cioè è quello Spirito che diventa la nostra vita in te, quella vita che ci conduce sempre più all’amore e alle speranze di essere capaci di amare come tu ci ami, e sempre.
Quindi nel dono di sé fino alla vita per l’altra persona, fino alla morte e alla risurrezione dalla morte per te, D** Amante Innamorato.
Perché tu sei la Risurrezione e la Vita. Tu sei il D** che si fa cibo e salvezza.
Tu sei il D** amore che ci ama. Sempre e mai ci lascia orfani, privi d’amore.
Aiutaci ad amare come tu ci ami.
Gesù, Sposo.

Ciao r




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