Amare e amarci...



... come ci ama D**.


«Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Che cosa significa, Gesù, "essere perfetti" come l'Eterno Bene?
Se tu ce lo chiedi allora è possibile, se tu lo proponi "possiamo farlo". Certo non da soli.
Ma tu ci sei, sei qui con noi. Tu vivi con noi e ci sostieni sempre. Allora, se tu ci chiedi di fare così, davvero noi "possiamo fare così", come tu chiedi.

Ma che cosa ci chiedi?
Che cosa significa, concretamente, "essere perfetti come è perfetto D**"?
Ascoltiamoti.



Mt 5,38-48
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste
».





Certo, ci stai parlando di D**, di chi è Santità completa, Amore Presente, Vita e Origine della Vita.
Chi per noi è Padre, e Madre aggiungiamo noi moderni. Ma forse "Padre" ha con sé qualche suggerimento in più che ancora non siamo capaci di capire.
E per parlarci di chi è D**, Immenso Bene, ci parli di noi. Di che cosa noi dovremo essere per diventare, per "farci", perfetti come è perfetto questo Padre dalle viscere di Madre.
Dobbiamo amare, farci amare e dobbiamo farlo al  modo di D**, non al modo nostro.
Qui è il punto, qui è piantata la tua Croce.


Hai appena finito di dirci che la nostra parola deve essere Sì, se dobbiamo dire sì, e No, se dobbiamo dire no. Ci proponi la chiarezza e la semplicità nella nostra parola, che deve riuscire a imitare la tua Parola e a farsi sua seguace, sua imitatrice.
E continui con una contrapposizione ripetuta due volte.
"Avete inteso ... ma io vi dico". La Legge, l'Insegnamento della Torah non basta più, serve un altro percorso, c'è necessità di un altro punto di vista, di una scelta completamente nuova.
E qui inizia l'eroismo della tua proposta, l'audacia e la temerarietà della tua forza d'amore Gesù, che è poi quella di D**, cioè di te Gesù mio, che sei venuto tra noi per farci vedere che "è possibile", che "si può", che D** vince sempre, anche quando sembra che venga sconfitto.

Non dobbiamo opporci a chi fa cose malvagie, anzi dobbiamo pregare per chi è e agisce nel male ricordandoci che D** è ugualmente Padre e Madre Amante di buoni e cattivi, di giusti e ingiusti.





Il nocciolo forte, il seme che produce sempre frutto presente in questa tua parola è il mettersi in una differenza.
Da un lato gli esseri umani che vivono nella normalità della vita, senza la tua Parola e Testimonianza, dall'altro lato chi - liberamente - sceglie di stare con te, di seguirti lungo la via.
Chi non ti segue cerca una legge umana, e questa legge umana contrappone "amici" a "nemici", chi mi fa il bene a chi mi fa il male. La legge umana è sempre basata su una qualche variazione della legge del taglione. Certo non è più "occhio per occhi", ma è "vent'anni di prigione" per una vita uccisa senza volerlo, o la morte, fisica o civile, in cambio di una vita tolta volendola togliere.
Oggi è meglio dell'antico taglione, senza dubbio, ma sempre lì siamo.

Tu ci chiami su una strada diversa. La strada di D**, dell'amore così grande da essere inconcluso, infinito, e da aver bisogno anche della miseria, della piccolezza di questa mia vita per darsi una (misera, piccola) conclusione. E quanto desiderata, Gesù mio, lo solo un poco da te e dal mio bisogno di te. Ma nulla so di D** e dei suoi desideri profondi verso di me.




La tua strada chiede coraggio e umiltà.
Il coraggio di amare, l'umiltà di sapersi incapaci di amare ma decisi a provarci ogni giorno, ogni ora.
«Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?».



Chiunque è capace di amare chi lo ama. Anche i peggiori tra gli umani, tendenzialmente, amano chi li ama. Chiunque sa salutare chi gli è fratello, chiunque sa porgere il saluto alle persone con cui ci sono legami di sangue e vita.
Il punto che tu metti in luce per chi ti è in amicizia e in amore è quello per cui dobbiamo amare chi ci odia, o chi odiamo e dobbiamo odiare. E dobbiamo amare senza fare distinzioni tra i "romani", stranieri che dominano il nostro popolo, e "i pubblicani" persone come noi, ma che vivono imbrogliando e derubando le altre persone, quelle per bene.


Questo "salto nell'amore", questo tuffo nelle profondità dell'amare fatto senza alcuna prudenza e senza alcuna protezione preventiva, questa audacia è esattamente la tua strada, quella che ci proponi di seguire.
La strada che tu hai percorso fino alla croce.
Il simbolo paradossale della tua, e nostra, vittoria.
L'amore D** che ha già vinto e che vincerà in tutte le sue sconfitte.

ciao r




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