Il tuo regno e questo mondo ...
... per te, re solo d'amore, il re dell'amore e di ogni amore.
Tu sei Re, Gesù mio, Sposo. Sei Re per discendenza, per sangue diciamo noi mortali abituati a identificare nel sangue al vita.
Ma la tua discendenza, la tua ascendenza, il tuo legame inscindibile non è fatto di sangue mortale.
È fatto solo d’amore e di un amore pieno e completo, che ti informa – che ti dà la forma – di chi ami e da cui sei amato.
La
tua relazione filiale – parentale è fatta “soltanto” d’amore
- quell’amore che “move il sole e l’altre stelle”, che ordina
i disordini probabilistici dei quanti, che girovaga tra i buchi neri,
delle stelle e delle nostre coscienze, esplorando quegli “orizzonti
degli eventi” che non vorremo mai vedere spezzati e rotti, ma dove
quell’Amore che chiamiamo “Dio” e di cui io scrivo solo la
prima lettera, dove D** entra come vuole e quando vuole. A giocare
con noi, a farsi rifiutare da noi, a spargere semi che muoiono per
fare vita.
Di
questo ci racconta il tuo vangelo, in una storia bellissima.
Ascoltiamoti.
Lc 23,35-43
“[Dopo
che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece
deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è
lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».”.
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».”.
Chiariamo
subito una cosa, Gesù. Questo ladrone che ti porti in paradiso
subito non è “buono”, né in senso tecnico, né in senso
spirituale, cioè secondo la tua parola.
Perché
è immerso nel peccato, esattamente come tutti gli altri e le altre.
Tutti i tuoi discepoli che ti hanno abbandonato su quella croce, e
Giovanni che non ti ha abbandonato, forte forse delle amicizie che
aveva al Tempio.
Ma
non è buono perché è come l’altro ladrone, condannato per
ragioni forti e difficili, per ragioni sicuramente brutali.
Solo
che ti vede.
Anche
l’altro ti guarda. Ti guarda ma non ti vede.
Questo
ladrone invece ti vede.
Vede
un innocente appeso al legno a cui è appeso anche lui.
Ma quanti ne avrà visto di “innocenti” appesi alla morte brutale data dai potenti? Molti sicuramente. Allora cosa vede in te, di così diverso da proclamarti con sicurezza Re. Un re appeso al palo, certo, ma che lui sente re di un regno che è oltre quei tre pali a cui siete appesi tutti e tre.
Ma quanti ne avrà visto di “innocenti” appesi alla morte brutale data dai potenti? Molti sicuramente. Allora cosa vede in te, di così diverso da proclamarti con sicurezza Re. Un re appeso al palo, certo, ma che lui sente re di un regno che è oltre quei tre pali a cui siete appesi tutti e tre.
Non
lo so.
I
vangeli non ce lo dicono. Luca ci trasmette questa storia, sussurrata
tra te e lui e l’altro. Ma non ci dice altro.
Mi
piace pensare che abbia visto la tua mitezza.
Non solo la tua innocenza, ma sopratutto la tua mitezza, la tua capacità di consegnarti al male senza approvarlo e senza farlo vincere.
Ma vincendolo con mitezza.
Non solo la tua innocenza, ma sopratutto la tua mitezza, la tua capacità di consegnarti al male senza approvarlo e senza farlo vincere.
Ma vincendolo con mitezza.
Anche lui voleva vincere quel male, ma non certamente usando i sistemi che conosceva e che lo hanno portato sulla croce.
Allora
ti guarda morire e ti vede.
E ti sceglie.
E ti sceglie.
Lì,
su quella croce di dolori e morte, ti sceglie.
E
proclama a te la sua scelta.
E
tu lo ami.
Gesù,
dobbiamo farlo ancora noi, oggi.
Sceglierti
in tutte le persone e le vite che sono crocifisse, oggi. E sceglierti
con mitezza, consegnandoci al male ma senza dare ragione al male.
Anzi, smentendolo nel modo più duro e violente: con l’amore.
Quindi
facendo vincere il tuo regno: l’amore che vince ovunque, ma
specialmente dentro ciascuna di noi e vince solidamente, in modo
reale, facendoci aprire la nostra vita a chi è altro da noi.
Con libertà, con mitezza, con forza, con sapore.
Con libertà, con mitezza, con forza, con sapore.
Ciao
r
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