L'azione elementare.
Che cosa è che ci salva, Gesù?
La fede, dici tu sempre. E il vangelo di questa domenica ne è una dimostrazione forte e seria.
Lo straniero ha fede.
Guarisci dieci lebbrosi e solo uno, per di più samaritano, torna indietro a ringraziarti e a lodare D**.
Uno straniero ti ringrazia e dà lode a D** quando altri, membri del popolo eletto, non sono in grado di capire e di decidere l'azione più elementare di tutte.
Quella del ringraziamento.
Tuttavia, Gesù, è vero non è semplice ringraziare, che è davvero difficile trovare dentro di sé la gratitudine vera, cioè gratuita, verso ciò che ci succede.
Così la storia che succede in questo vangelo è davvero interessante e merita una grande attenzione ascoltare quello che il tuo amore ci fa risuonare dentro.
Lc 17,11-19
"Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».".
Che cos'è la gratitudine?
Il dizionario di Italiano in linea Treccani parla di "sentimento e disposizione d'animo" che comporta affetto verso chi ci fa del bene. Il dizionario francese Tilf (Trésor informatisée de la langue française) invece parla di "Lien de reconnaisance", legame di riconoscenza verso qualcuno con cui si è obbligati. L'Oxford (Advanced Lerner's Dictionary) scrive "The feeling of being grateful", ovvero sentimento o sensibilità di essere grate o grati.
Perché questa ricerca di definizioni in tre lingue che ci sono familiari?
Perché non sappiamo che cos'è la gratitudine e, quindi, le diamo definizioni diverse, anche se simili.
In te, Gesù, la questione è molto più lineare: «Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». Tu parli di "dounai dòxan to Theò", dare gloria a D**.
Ma allora: che cosa c'entra il "dare gloria a D**" con la gratitudine?
Attenti.
Sei un lebbroso. Per disperazione e dolore stai con altri lebbrosi, un gruppo fuori dal contesto sociale.
C'è un minimo di aiuto e assistenza, ma sei fuori, siete oltre le comunità civili.
Stai con questi altri, una decina di persone.
Non siete uguali. La malattia vi deturpa a diversi livelli e le vostre reazioni e relazioni di ciascuno di voi con tutti e ciascuno degli altri sono assai diverse.
È facile che tu ti senta migliore, o più sfortunato o condannato più ingiustamente a una pena terribile e mortale. Comunque non sei come gli altri, non sei uguale a loro.
Sapete che c'è quel galileo, quel Gesù. Non sapete molto di lui, praticamente e solo che è un grande guaritore. Come capite o vi dicono che è lì, vicinissimo a voi, non potete perdere l'occasione e ci andate. Lo vedete e da lontano lo invocate.
Gesù non vi chiede niente, semplicemente vi manda dai sacerdoti.
A questo punto mi chiedo sempre che cosa avete pensato e come vi siete divisi. Tu che cosa hai pensato?
La cosa chiara è, però, che, come vi accorgete della avvenuta guarigione, ognuno va per conto suo. Non siete più un gruppo e le differenze prevalgono.
Il samaritano è l'unico che non deve andare al tempio per farsi esaminare. O, se lo fa, lo fa solo per ragioni burocratiche e per poter girare il paese tranquillo.
Allora la prima e immediata cosa che fa è correre da te, Gesù, e ringraziarti dando lode a D** l'Altissimo per te e per la tua vita e azione.
Perché il samaritano riconosce che tu sei il "dito di D**" nel mondo.
Così lui, uno straniero appunto, è capace di gratitudine. Cioè di riconoscere che ha con te un legame nuovo, che sente per te una sensibilità forte e importante, un sentimento differente. E che questo legame e sensibilità e sentimento che ha con te la unisce ancora di più a D**.
La sua fede lo salva.
Ma cos'è la "fede" di questo samaritano?
La consapevolezza attiva che la tua guarigione stabilisce tra te, Gesù, e lui, il samaritano, una condizione nuova, che gli dà la vita. Una condizione d'amore di cui bisogna essere grati alla Grande Fonte dell'Amore.
Così anonimo amico samaritano lebbroso guarito, tu ora lodi D** con gratitudine, gratis, senza corrispettivo, perché è bello così, perché questa tua lode gratuita è grazia, ancora un qualcosa che non ti appartiene perché tu non sai "essere grazia" per nessuno e troppe volte non lo sei stato per i tuoi compagni di lebbra e di guarigione. Così hai sentito crescere dentro una certezza, una esperienza nuova della vita, una sicurezza che non avevi mai avuto.
Possiamo amare. Noi siamo capaci di amare, se...
Se sappiamo ascoltare D** e lasciare che ci aiuti a riconoscerlo in tutte e tutti le persone in cui tu, Gesù, ti incarna.
Spesso straniere, lebbrose, sconosciute, ma capaci di donarci l'unica cosa che hanno.
Possiamo amare gratis da D** e nella grazia di D**.
Grazie a D**.
ciao r
Lo straniero ha fede.
Guarisci dieci lebbrosi e solo uno, per di più samaritano, torna indietro a ringraziarti e a lodare D**.
Uno straniero ti ringrazia e dà lode a D** quando altri, membri del popolo eletto, non sono in grado di capire e di decidere l'azione più elementare di tutte.
Quella del ringraziamento.
Tuttavia, Gesù, è vero non è semplice ringraziare, che è davvero difficile trovare dentro di sé la gratitudine vera, cioè gratuita, verso ciò che ci succede.
Così la storia che succede in questo vangelo è davvero interessante e merita una grande attenzione ascoltare quello che il tuo amore ci fa risuonare dentro.
Lc 17,11-19
"Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».".
Che cos'è la gratitudine?
Il dizionario di Italiano in linea Treccani parla di "sentimento e disposizione d'animo" che comporta affetto verso chi ci fa del bene. Il dizionario francese Tilf (Trésor informatisée de la langue française) invece parla di "Lien de reconnaisance", legame di riconoscenza verso qualcuno con cui si è obbligati. L'Oxford (Advanced Lerner's Dictionary) scrive "The feeling of being grateful", ovvero sentimento o sensibilità di essere grate o grati.
Perché questa ricerca di definizioni in tre lingue che ci sono familiari?
Perché non sappiamo che cos'è la gratitudine e, quindi, le diamo definizioni diverse, anche se simili.
In te, Gesù, la questione è molto più lineare: «Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». Tu parli di "dounai dòxan to Theò", dare gloria a D**.
Ma allora: che cosa c'entra il "dare gloria a D**" con la gratitudine?
Attenti.
Sei un lebbroso. Per disperazione e dolore stai con altri lebbrosi, un gruppo fuori dal contesto sociale.
C'è un minimo di aiuto e assistenza, ma sei fuori, siete oltre le comunità civili.
Stai con questi altri, una decina di persone.
Non siete uguali. La malattia vi deturpa a diversi livelli e le vostre reazioni e relazioni di ciascuno di voi con tutti e ciascuno degli altri sono assai diverse.
È facile che tu ti senta migliore, o più sfortunato o condannato più ingiustamente a una pena terribile e mortale. Comunque non sei come gli altri, non sei uguale a loro.
Sapete che c'è quel galileo, quel Gesù. Non sapete molto di lui, praticamente e solo che è un grande guaritore. Come capite o vi dicono che è lì, vicinissimo a voi, non potete perdere l'occasione e ci andate. Lo vedete e da lontano lo invocate.
Gesù non vi chiede niente, semplicemente vi manda dai sacerdoti.
A questo punto mi chiedo sempre che cosa avete pensato e come vi siete divisi. Tu che cosa hai pensato?
La cosa chiara è, però, che, come vi accorgete della avvenuta guarigione, ognuno va per conto suo. Non siete più un gruppo e le differenze prevalgono.
Il samaritano è l'unico che non deve andare al tempio per farsi esaminare. O, se lo fa, lo fa solo per ragioni burocratiche e per poter girare il paese tranquillo.
Allora la prima e immediata cosa che fa è correre da te, Gesù, e ringraziarti dando lode a D** l'Altissimo per te e per la tua vita e azione.
Perché il samaritano riconosce che tu sei il "dito di D**" nel mondo.
Così lui, uno straniero appunto, è capace di gratitudine. Cioè di riconoscere che ha con te un legame nuovo, che sente per te una sensibilità forte e importante, un sentimento differente. E che questo legame e sensibilità e sentimento che ha con te la unisce ancora di più a D**.
La sua fede lo salva.
Ma cos'è la "fede" di questo samaritano?
La consapevolezza attiva che la tua guarigione stabilisce tra te, Gesù, e lui, il samaritano, una condizione nuova, che gli dà la vita. Una condizione d'amore di cui bisogna essere grati alla Grande Fonte dell'Amore.
Così anonimo amico samaritano lebbroso guarito, tu ora lodi D** con gratitudine, gratis, senza corrispettivo, perché è bello così, perché questa tua lode gratuita è grazia, ancora un qualcosa che non ti appartiene perché tu non sai "essere grazia" per nessuno e troppe volte non lo sei stato per i tuoi compagni di lebbra e di guarigione. Così hai sentito crescere dentro una certezza, una esperienza nuova della vita, una sicurezza che non avevi mai avuto.
Possiamo amare. Noi siamo capaci di amare, se...
Se sappiamo ascoltare D** e lasciare che ci aiuti a riconoscerlo in tutte e tutti le persone in cui tu, Gesù, ti incarna.
Spesso straniere, lebbrose, sconosciute, ma capaci di donarci l'unica cosa che hanno.
Possiamo amare gratis da D** e nella grazia di D**.
Grazie a D**.
ciao r
Commenti
Posta un commento