La logica del regno...
... è la realtà dell'amore e di ogni amore, Signore Gesù.
Occorre fare silenzio in noi e ascoltarti nel profondo. Ma ascoltarti come se chiamassi solo me nel mondo, come se soltanto a me tu stessi chiedendo un appuntamento, come se tu fossi interessato soltanto a me nel mondo.
Questa è la logica dell'amore ed è una logica che ci sovverte e disfa nelle nostre certezze.
Anche quando la vediamo accadere tra persone umane questa avventura dell'amore ci sconvolge e ci turba. Con te è qualcosa a cui è impossibile resistere.
Ma D** - l'Altissimo Amore - ama la libertà, e D** è innanzitutto libertà. Allora quando ci cerca si nasconde. Fa in modo che lo udiamo, ma si nasconde. Perché desidera che noi ci innamoriamo, cioè che scegliamo il suo amore con piena libertà e grande passione. Perché non interessano le liturgie, interessa l'amore.
Ma proprio per questa centralità dell'amore occorre sottolineare che tu, Gesù, vai messo avanti a tutto.
Innanzitutto nella tua Parola.
Lc 13,22-30
"Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi»."
«Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Gesù, tu sovverti tutte le logiche del mondo. Anzi, le sposti radicalmente. Le metti in una altra dimensione, le cambi nelle loro natura intima.
Infatti non basta averti sentito parlare, non serve aver mangiato con te, non è sufficiente aver preso parte al tuo insegnamento.
Quel che serve è entrare per la porta stretta.
Ma che cosa vuol dire questa "porta stretta"? per chi è stretta e per chi, invece, è larga?
«Non so di dove siete», questa è, Gesù, la durissima risposta del "padrone di casa" a quanti rivendicano la familiarità con lui. Ma non è quella familiarità che conta. Conta qualcos'altro.
In effetti conta la "porta stretta". Conta non essere "operatori di ingiustizia" ma invece essere di quelli che sono riusciti ad attraversare la porta stretta.
Non c'è scampo, Gesù, se pensiamo di farcela da soli, sui nostri meriti, sulle nostre capacità non siamo nella verità, ma nell'inganno.
Non solo non stiamo entrando per la porta stretta, ma siamo proprio morti alla salvezza.
Allora? Cosa dobbiamo fare per passare questa "porta stretta"?
Tu qui non lo dici, direttamente. Lo lasci capire.
Quel che conta è amare, donare se stessi all'amore, al dono di sé dell'amore.
Solo nella logica rovesciata dell'amore, dove conta chi amo, la persona che amo e non io che amo, solo qui si intuisce il "punto di vista di D**", per cui conta molto di più donarsi all'amore piuttosto che aspettarsi un premio per le buone azioni che oggi ho fatto.
Ma non lo so cosa significa "amare"-
Ma non lo devo sapere, mi dici tu sorridendo, devo amare. Se penso che non so amare, o che devo "imparare ad amare" prima di amare concretamente, allora davvero sono un illuso, o uno che vuole imbrogliare, e sopratutto se stesso.
L'amore si fa, non lo si racconta. L'amore si costruisce, non lo si narra a foglietti della messa. L'amore non lo si spera dentro le cerimonie realizzate in sontuose liturgie.
L'amore lo si fa.
Fare l'amore allora significa scegliere chi non può scegliere e sceglierlo non perché è povero e derelitto. Ma sceglierlo solo perché quel fratello e quella sorella non si rendono conto, non capiscono, non sanno che cosa sta succedendo. A loro va regalato, letteralmente donato, l'Amore di cui disponiamo e tutto questo amore, ma come se noi stessimo ricevendo un dono inatteso, qualcosa a cui non si può resistere.
Impossibile! direte voi. Ma Gesù mio non è d'accordo.
Gesù, tu non ci hai esposto una dottrina, un'etica, un simbolo.
Tu ci hai mostrato la tua vita e ci hai invitato a farla nostra, ma facendo meglio di te, facendo cose più grandi di quelle che tu ci hai fatto e donato.
Solo se conosciamo la tua vita intimamente, e la perfezioniamo dentro i nostri cuori, allora possiamo sperare nel tuo Regno, quello in cui chiediamo in ogni e possiamo sperare che, affidandoci a te, possiamo ritrovarti in ogni sorella o fratello che ci fai incontrare.
In amore.
ciao r
Questa è la logica dell'amore ed è una logica che ci sovverte e disfa nelle nostre certezze.
Anche quando la vediamo accadere tra persone umane questa avventura dell'amore ci sconvolge e ci turba. Con te è qualcosa a cui è impossibile resistere.
Ma D** - l'Altissimo Amore - ama la libertà, e D** è innanzitutto libertà. Allora quando ci cerca si nasconde. Fa in modo che lo udiamo, ma si nasconde. Perché desidera che noi ci innamoriamo, cioè che scegliamo il suo amore con piena libertà e grande passione. Perché non interessano le liturgie, interessa l'amore.
Ma proprio per questa centralità dell'amore occorre sottolineare che tu, Gesù, vai messo avanti a tutto.
Innanzitutto nella tua Parola.
Lc 13,22-30
"Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi»."
«Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Gesù, tu sovverti tutte le logiche del mondo. Anzi, le sposti radicalmente. Le metti in una altra dimensione, le cambi nelle loro natura intima.
Infatti non basta averti sentito parlare, non serve aver mangiato con te, non è sufficiente aver preso parte al tuo insegnamento.
Quel che serve è entrare per la porta stretta.
Ma che cosa vuol dire questa "porta stretta"? per chi è stretta e per chi, invece, è larga?
«Non so di dove siete», questa è, Gesù, la durissima risposta del "padrone di casa" a quanti rivendicano la familiarità con lui. Ma non è quella familiarità che conta. Conta qualcos'altro.
In effetti conta la "porta stretta". Conta non essere "operatori di ingiustizia" ma invece essere di quelli che sono riusciti ad attraversare la porta stretta.
Non c'è scampo, Gesù, se pensiamo di farcela da soli, sui nostri meriti, sulle nostre capacità non siamo nella verità, ma nell'inganno.
Non solo non stiamo entrando per la porta stretta, ma siamo proprio morti alla salvezza.
Allora? Cosa dobbiamo fare per passare questa "porta stretta"?
Tu qui non lo dici, direttamente. Lo lasci capire.
Quel che conta è amare, donare se stessi all'amore, al dono di sé dell'amore.
Solo nella logica rovesciata dell'amore, dove conta chi amo, la persona che amo e non io che amo, solo qui si intuisce il "punto di vista di D**", per cui conta molto di più donarsi all'amore piuttosto che aspettarsi un premio per le buone azioni che oggi ho fatto.
Ma non lo so cosa significa "amare"-
Ma non lo devo sapere, mi dici tu sorridendo, devo amare. Se penso che non so amare, o che devo "imparare ad amare" prima di amare concretamente, allora davvero sono un illuso, o uno che vuole imbrogliare, e sopratutto se stesso.
L'amore si fa, non lo si racconta. L'amore si costruisce, non lo si narra a foglietti della messa. L'amore non lo si spera dentro le cerimonie realizzate in sontuose liturgie.
L'amore lo si fa.
Fare l'amore allora significa scegliere chi non può scegliere e sceglierlo non perché è povero e derelitto. Ma sceglierlo solo perché quel fratello e quella sorella non si rendono conto, non capiscono, non sanno che cosa sta succedendo. A loro va regalato, letteralmente donato, l'Amore di cui disponiamo e tutto questo amore, ma come se noi stessimo ricevendo un dono inatteso, qualcosa a cui non si può resistere.
Impossibile! direte voi. Ma Gesù mio non è d'accordo.
Gesù, tu non ci hai esposto una dottrina, un'etica, un simbolo.
Tu ci hai mostrato la tua vita e ci hai invitato a farla nostra, ma facendo meglio di te, facendo cose più grandi di quelle che tu ci hai fatto e donato.
Solo se conosciamo la tua vita intimamente, e la perfezioniamo dentro i nostri cuori, allora possiamo sperare nel tuo Regno, quello in cui chiediamo in ogni e possiamo sperare che, affidandoci a te, possiamo ritrovarti in ogni sorella o fratello che ci fai incontrare.
In amore.
ciao r
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