La scelta della preghiera

Che cosa fai quando ci inviti a pregare?





Che cosa ci inviti a fare, quando ci raccomandi la preghiera, e questo "Padre nostro" per di più?
Che cos'è questa preghiera che ci inviti a fare?
Ascoltiamoti, perché sei tu la vita ma anche la verità che dalla vita proviene e la via che ci consente di conoscere la vita stessa.




"Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»."




Gesù, tu ci raccomandi di chiedere al "Padre", al "babbo", al "papà".
Ci raccomandi di rivolgerci a un essere che è - "anche", evidentemente, ma "sopratutto" per noi che chiediamo - genitore, un padre affettuoso e tenero. Così tenero da essere descritto, in più di una occasione, come madre che ama i figli e le figlie oltre ogni misura.
Ma è importante sottolineare che questo "padre" è solo un nome riconoscibile dagli dal nome ebrei del tuo tempo, Gesù, un nome presente nelle loro esperienze religiose e culturali.
Mentre il nome della madre era presente in modi diversi, che non consentivano di identificare il "D** di Israele", il D** di Abramo, Isacco, Giacobbe dal nome impronunciabile. Il D** tuo Padre tenerissimo e amato, Gesù mio.

Ma cosa indica questo nome?
Il nome "padre" indica la genitorialità, l'origine, il "chi" da dove proveniamo.
Non indica né il sesso, né il genere, né l'autorità, né la gerarchia di chi è e vuol essere pensata e capita - pensato e capito - pensat* e capit* - come nostro/nostra genitore/genitrice e così si vuol far amare come origine permanente e presente delle nostre vite, fonte viva delle nostre esistenze.
Dobbiamo vivere e ospitare D** come amore, "questa" (qui e ora) realtà vivente dell'amore.
Realtà dove non ci sono gerarchie, cioè rapporti di ordine e subordinazione.
Non abbiamo alcuna gerarchia possibile con D**, l'Immenso Bene Eterno oltre ogni qualifica; specie se tale "Realtà Impronunciabile" si presenta a noi come un divino, come D** che è genitore, padre e madre al tempo stesso.
Così -  però - non abbiamo gerarchie di alcun genere pure con i nostri genitori terreni, ma solo spazi di vite differenti, che devono, dovrebbero, essere tutte regolate solo dall'amore - accoglienza, rispetto, aiuto, ascolto, servizio, gioia, piacere, dolore, cura.
Quando siamo infanti e in braccio a nostra madre non "obbediamo" a una istanza gerarchica superiore, come - quando siamo più ragazze e ragazzi - "contrattiamo" spazi di libertà e di vita ai timori e alle preoccupazioni di chi ci ha messo al mondo. Ma non esiste un'unica esperienza di genitorialità e filialità, bensì moltissime, differenti tra di loro, diseguali nei loro equilibri.
E nessuno di questi è costruito come gerarchia, ma solo come rapporti di apprendimenti reciproci governati dall'amore e dall'accoglienza scambievole.
Soltanto nelle brutali bestemmie religiose contro il Santo Nome di D**, bestemmie costruite dall'umano contro il Suo amore, D** e il nome affettuoso di Padre sono interpretati come gerarchia e ordine.

Ma da questo tu ci metti lontano, via da ogni tentazione gerarchica e violenta, con una frase molto semplice: «venga il tuo regno», cioè esista il Divino vivente in noi, nelle nostre vite terrestri umane animali vegetali, esista quel Regno d'Amore che sei tu, Gesù. Il suo Santo, il suo Cristo.





Questa è la prima cosa che ci raccomandi come preghiera. Sapere e conoscere con chi ci stiamo mettendo in rapporto. Con chi è amore e responsabilità, e lo è "per me", solo ed esclusivamente "per me".
Cioè per ciascuna e ciascuno di noi, distintamente, una a uno.




La seconda cosa è di non stancarci di chiedere.
Ma che cosa dobbiamo chiedere?
Operazioni concrete. Pensiamo noi.

... Oh mio Signore... facci avere un aumento di stipendio, fa che questo nazista di Erdogan abbia il fatto suo, fai mettere Hillary Clinton in prigione come merita, fai morire l'amante di mi*...

Non sono queste le cose che dobbiamo chiedere a D**, Amore eterno presente per noi in noi.
Queste cose non ce le può dare - appartengono alle nostre libertà e D** in questo campo non interviene, si comporta come fosse cieco e sordo e muto e legato. Ma sopratutto non è questo che D** vuole che noi siamo e abbiamo.
Non è costruito contro qualcuno il Regno di D**, ma vuole accogliere tutte e tutti.
Allora cosa dobbiamo chiedere a D**, se non possiamo chiedergli di abbattere chi, secondo me, è "il male"?
Ecco.
L'ultimo versetto del brano lo dice con assoluta precisione.
«Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà...».
Noi non ci confondiamo con le richieste di chi ci è figlia e figlio.
Se ci vien chiesto un uovo diamo un uovo e non uno scorpione, ma se ci si chiede uno scorpione tutto diamo salvo che lo scorpione. Se ci vien chiesto un pesce diamo un pesce e non una vipera, ma se ci si chiede una vipera non la diamo a chi l'ha chiesta.
Se noi, che siamo cattivi, sappiamo dare dare cose buone a chi è legato a noi dall'amore, allora D** - il solo amore - ci darà la sola "cosa buona" che ci può dare, l'unica che ci serve.
Lo Spirito Santo.
La capacità di capire e comprendere soltanto e unicamente nell'amore e nel dono.
Essere come D**, cioè.

Come te, Gesù mio.

ciao r


















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