Il Cristo di D**

Chi è – per noi, qui stasera, riuniti a pregare insieme – chi è, per noi, “Il Cristo di Dio”? 


Gal 3,26-29

Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa
”.


Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».


Allora, Gesù, come possiamo fare nostra quell'antica preghiera di Pietro? Come possiamo capirla – prenderla, farla nostra, farla diventare nostra carne e sangue?
Come possiamo essere tue e tuoi amanti?

Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

Non voglio rifare il percorso del Mesiah di Israele e degli equivoci, e delle contraddizioni profonde attorno a quella figura. Infatti Cristo e Mesiah significano la stessa cosa, vogliono raccontarci le stesse storie.
Gesù, tu ti presenti 
e ti annunci come Mesiah di Israele, ma al tempo stesso ti presenti e annunci come uno sconfitto. Quindi Gesù di Nazareth è un Mesiah che non è Mesiah, almeno secondo la tradizione e l'attesa di Israele.
Tu preannunci ai tuoi amici più fedeli, quelli che ti seguono, che tu devi: soffrire, essere rifiutato, venire ucciso. E risorgere, il terzo giorno, ma quest'ultima cosa la dici quasi “di passaggio”, come cosa ovvia. 
E invece la resurrezione non è per niente ovvia.


Così poco ovvia che Paolo – una ventina di anni dopo, in Galizia … una provincia romana nel cuore dell'Anatolia, ben lontana dalla Palestina … un territorio dove c'era chi riproponeva la Legge e la circoncisione come fondamento della salvezza – che Paolo proprio su questo tema di “chi è” Gesù e di quale è il suo ruolo in mezzo a noi, può articolare un messaggio di totale rovesciamento della realtà del mondo: in Cristo non c'è più Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, le tre più profonde e inevitabili contrapposizioni delle società di allora in Gesù, il Cristo di D**, scompaiono. E c'è qualcosa di diverso, c'è l'appartenenza ad Abramo, l'appartenenza alle origini della promessa prima che ci fosse Israele; noi apparteniamo a D** secondo la promessa tra D** e Abramo. e non secondo la Legge.
Per noi c'è la libertà in D** che ci salva, perché “siamo rivestiti di Cristo”.
Ok. Tutto finito. Questa spiegazione termina qui. Vi lascio con tutta la fame e la sete con cui vi ho trovato. 

E vi comunico la mia fame e la mia sete, davanti a questo brano.
Perché il tema di questo vangelo non è che ciascuna / ciascuno di noi rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e segua Gesù. Anzi. Il tema è che questo può essere fatto solo se accettiamo quel che Paolo ci urla ancora come lo ha urlato ai Galati, appena vent'anni dopo gli avvenimenti: se Gesù è morto com'è morto ed è risorto, come è risorto, allora davvero non c'è più nulla nel mondo che abbia importanza per noi. Perché noi siamo “rivestite e rivestiti di Cristo”.
La nostra vita non ci appartiene più e le logiche del mondo sono sconfitte.
Non è il mondo che importa più a noi, invece siamo noi che “importiamo” al mondo, siamo noi a essere la necessità del mondo per la sua libertà.
Purché.
C'è una condizione? Certo che c'è una condizione.
Noi che seguiamo Gesù di Nazareth siamo la libertà e l'amore per il mondo, purché...

Purché rispondiamo a una domanda.
Chi è Gesù di Nazareth, per ciascuna e ciascuno di noi?


Bisogna riconoscere che Gesù ce lo chiede ogni giorno e più volte al giorno.
Ogni volta che siamo a un passaggio.
Oggi in via Paoli c'era un africano gigantesco, vecchio d'età e imponente nel portamento. Era seduto a una panchetta e vendeva libri... africani ho supposto.
Ho provato a ignorarlo.
Ma ho sentito la sua voce, quella di Gesù di Nazareth, non quella dell'africano, parlarmi: “raffaele, amico mio, chi sono io per te?”
E io non oso dirgli il “Cristo di Dio”... perché so che Gesù mi vuole bene, ma so anche che se qualcuno di noi lo rinnega lui si lascia rinnegare.
Allora sono tornato indietro, certo non subito né prontamente, e ho comprato due libri all'africano.
Ecco.
Che cosa vuol dire, per me qui e oggi, “il Cristo di Dio”?
Non so rispondere e non posso rispondere, né per me né per voi.

So che Gesù è un uomo che si messo nella condizione di obbedienza e di ascolto a D**.
Condizione radicale perché ha significato per quel Gesù di Nazareth rinunciare alla sua vita e scegliere quella vita che D** gli proponeva ma non gli imponeva.
Parlare di D** come Genitore e Amore, e parlane a un popolo deluso e sconfitto, ma in modo che la sua vittoria non fosse mai “di questo mondo”, ma solo del mondo di D**, del mondo come lo vede e lo ama D**.
Gesù di Nazareth, il figlio di Maria di Nazareth, il carpentiere, figlio del falegname, quello che ha sorelle e fratelli che sono ancora qui tra noi …. lui ha fatto questo:
si è fatto rendere perfetto dalle cose che ha patito (rifiutare dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi,) per diventare – essere - il portatore della vittoria di D**; quindi l'unico essere vivente che può sciogliere ed aprire il libro chiuso della storia, il solo nome davanti a cui tutte e tutti ci inginocchiamo e qualunque sia la religione che pratichiamo.
Perché Gesù di Nazareth è il nome dell'amore che tutte e tutti cerchiamo in ogni momento della nostra vita.
Attenzione.
Chi rifiuta Gesù come “Cristo di D**” o Mesiah?

Gesù è rifiutato da Israele solo come gruppi dirigenti, (anziani, capi dei sacerdoti e scribi) e non da Israele come popolazione.
Ma Gesù sa che le popolazioni non hanno autonomia davanti ai loro gruppi dirigenti, quelli che amministrano poteri e culture, e soldi e beni.
Ma Gesù sa che la sua resurrezione – promessa e anticipo, primizia, della resurrezione di ciascuna e ciascuno di noi – è quella notizia che capisce solo chi non gestisce culture e poteri di questo mondo. E costei / costui la capisce subito.
Perché la resurrezione è l'aspirazione alla vita in amore, liberata dall'amore e libera di amare. La vite che vive per l'amore e non per il possesso di questo mondo.
Allora rinnegare me stesso significa rinunciare a questo mondo di poteri e controlli e rivestirmi di...
di Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio.
Ecco.


Allora dire che il Cristo di Dio è Gesù di Nazareth, significa che lo facciamo vivere nelle nostre vite, che è il Cristo di Dio in quanto alimenta le nostre vite all'ininterrotta fonte dell'amore.
Il Masiah di Israele e il Cristo di Dio è … siamo noi, ciascuna ciascuno di noi, in quanto “rinnega se stesso” e opera nel mondo come se il mondo non gli appartenesse, ma come se lei o lui fosse il solo e vero amore nel mondo e che libera le sue figlie e i suoi figli da ogni schiavitù (giudeo e greco, maschio e femmina, libero e schiavo … gay o etero … cristiano o mussulmano … libero o schiavo … migrante o stabile...).
Perché siamo
noi nell'obbedienza a Dio che agiamo la Vita, agiamo il mondo per farci diventare – in modo invisibile quotidiano – il regno dei cieli.
Il luogo dove D** ci ama nel nostro essere sua figliolanza e sua nascita.
Amore amato, appunto.

Questo, per me, è dire e gridare che Gesù è “il Cristo di D**”... Gesù di Nazareth:
quell'umano che si è fatto rendere divino dal D** che ci salva perché ci ama e non ci appartiene, perché noi apparteniamo a lui.
Noi.
Occupate e occupati dalle nostre croci e dalla nostre obbedienze e disobbedienze all'amore senza confini che è l'Immenso Bene. D** e il suo amore: D** Genitore e
Gesù di Nazareth, il Cristo di D**, sua figliolanza e suo amore.

ciao r




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