Il corpo di D**... le nostre vite.


Il tuo corpo è la vita.


Sì, il tuo corpo è la vita.
Signore.
Poi se adesso ti chiamo. Signore, anziché Gesù forse questo vuole dire qualcosa.
Signore.
O forse no, Signore.
In questo brano del vangelo di Luca tu non spezzi il tuo corpo e non fai bere il tuo sangue. Ma è come se lo facessi. Infatti sfami chi aveva fame di te, e ti è venuto dietro perché le tue parole non sono come quelle di chi ha potere. La tue parole sono disarmate, le tue parole sono inermi, le tue parole sono indifese.
Le tue sono parole d'amore e sfamano le terribili fami e seti d'amore che troviamo dentro di noi.



Lc 9, 11-17
Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”.




Il racconto è semplice.
Ci parli e ci guarisci. Ci doni queste parole d'amore che gettano ponti sopra i nostri abissi d'amore e, insieme, guarisci le malattie e le sofferenze in cui siamo inseriti.
Poi siamo rimasti troppo insieme a te, si fa tardi e dovresti congedarci... “Beh, amici miei, è stato bello stare insieme a voi tutto il giorno, spero di avervi insegnato qualcosa. Adesso guariamo quelli che sono rimasti indietro e poi andate pure nei villaggi vicini dove troverete qualcuno che vi ospita e vi da da mangiare. Oppure, magari, compratevi alloggio e cibo... Io sono povero, mica posso aiutarvi”. Nessuno avrebbe alcunché da obbiettare a un discorso del genere.
Ma tu non lo fai.
Signore.
Tu ci sfami con quel che i tuoi discepoli possiedono. Si tratta ormai di una quantità famosa nei nostri tempi: cinque pani, non si sa se d'orzo, come ci informa Giovanni. Cinque pani e due pesci.
Nulla per circa cinquemila uomini più altrettante donne e chissà quanti bambini.
Eppure tu li fai non solo bastare, ma li rendi abbondanti.
Li spezzi e li distribuisci.
Gesto semplice, Signore. Spezzi e dividi quel che i tuoi discepoli ti hanno dato che tu hai adesso a disposizione nell'amore. Adesso tutta la potenza amante di D** fa di quella divisione un moltiplicazione.



Ma succede sempre così.
Quando, per caso o per sbagli o per scelta – magari -, decidiamo di dividere qualcosa, succede sempre che ciò che dividiamo, per qualche logica che non conosciamo bene, si moltiplica e cresce e diventa capace di “sfamarci tutti” e pure in abbondanza.
Dividere.
L'amore va diviso, la vita va divisa, la preghiera va divisa.
Tu, Gesù Signore, vai spezzato e diviso. Senza preoccuparci di niente, se non di darti a chi è privo di te e, quindi, ne ha un bisogno disperato.
Come un assetato ha bisogno di acqua, un affamato di pane, un disperato d'amore.

Come noi, Gesù amore, abbiamo bisogno di te, spezzato nella Eucarestia. Unito e glorioso nella tua Parola che ci mostra quanto tu sei, davvero, corpo di D**. E di quanto noi abbiamo bisogno di te.


Ciao r


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