Terza domenica di Avvento. La voce.
Di quale voce si parla?
Ancora:
Maria è silenziosa.
La preparazione del suo corpo vita al parto non conosce fretta. Maria ricorre a tutte le sue madri selvagge, ma è pure autonoma, sa regolarsi.
Giuseppe è escluso, ma lo sa e accompagna silenziosamente la sua giovane sposa incinta di non sa chi. "Lo Spirito di Dio", gli ha detto un sogno, un angelo sorridente in un sogno. Tuttavia Maria è una ragazza dolce e deliziosa, Maria è una sposa molto forte.
Così andava bene non ripudiarla, come va ancora bene lasciarle gestire questo parto e questo figlio di cui non sanno nulla.
Neppure se sarà quel figlio maschio che si aspettano.
E se nasce femmina?
Giuseppe sorride: sarà amata da loro allo stesso modo, e di più perché sarà più indifesa.
Giuseppe guarda Maria, quietamente indaffarata e ne ascolta la voce e il canto assorto.
In questo Giuseppe è un uomo straordinario e Maria lo sa. E lo ama, forse anche più di quel Dio che l'ha messa incinta e che lei non sa se ascolta la sua voce.
Tuttavia Maria non si lamenta e non fa richieste a Dio, il suo Amante.
Maria è una giovane donna arcaica e selvaggia: sa il silenzio, sa l'ascolto, riconosce le tracce della vita nella foresta, una a una.
Maria obbedisce.
Fuori di lì altre voci parlano, troppe voci di maschi poteri parlano e indagano, vite mestieri ruoli. Compiti e peccati. Giudicano in nome di Dio, e assai più severamente di quanto Dio non abbia mai detto, a chiunque.
Solo la voce di un uomo libero, uno soltanto, parla e urla attraverso il silenzio.
Gv 1,6-8.19-28
"Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando."
"Quella prova ebbe per me un carattere del tutto particolare: vedevo i miei legami spezzati dalla parte del mondo e questa volta era l'arca santa che rifiutava l'entrata alla piccola colomba... Lo credo bene che devo essere sembrata irragionevole quando non accolsi con gioia i tre mesi d'esilio, ma credo che, anche senza darlo a vedere, quella prova fu molto forte e mi fortificò molto nell'abbandono e nelle altre virtù". (Teresa di Lisieux, Opere complete, "Manoscritto A", pag. 184, Libreria editrice Vaticana, Roma 1997)
Giovanni è in esilio e lo sa.
Giovanni è un lupo escluso dal suo branco per tutto la vita: ne ha una nostalgia terribile.
Giovanni è stato voluto - direttamente da Dio l'Eterno - come l'escluso, l'esiliato.
Giovanni è uno che urla il suo dolore di stare lontano da quella Madre Padre, Antica Selvaggia Potente, che l'ha voluto come "voce di uno che grida nel deserto".
Giovanni non ha scelte: è amore allontanato dall'Amore, abbandonato dall'Amore nella Terra, il luogo della mancanza d'Amore.
Giovanni aspetta. Aspetta l'amore. Sa che arriverà, che è già lì.
Giovanni sa che quest'Amore è oltre ogni attesa.
Giovanni è l'unico uomo, maschio, libero sulla Terra; Giovanni è "il più grande dei nati di donna".
Giovanni non è servo di nessuno, neanche di Dio.
Per questo è nel deserto e vive di cavallette e del pelo dalla muta del cammello.
Eppure Giovanni chiede il piacere e il privilegio di essere schiavo dell'Amore che viene.
Ma Giovanni è amico di quell'Amore, e ne è il precursore, nella morte innocente.
Perché l'Amore che è arrivato è da Dio, è Dio Madre Padre, Dio Figlia Figlio, e questo Amore sa di ogni morte innocente, conosce ogni morte iniqua, vede gli occhi di chi smette di vivere per dolore pur continuando a vivere in esilio dalla sua stessa vita nella sua vita morta.
In attesa che l'Amore si manifesti nelle sue infinite forme anche nella nostra morta esistenza.
Perché Gesù è l'Amore che ci annuncia ogni amore. La vita che ci annuncia la vita. La bellezza che ci fa vedere ogni bellezza.
Solo Gesù è quel battesimo che ci bagna nelle acque di Dio, l'Eterna Amante.
ciao r
Ancora:
Maria è silenziosa.
La preparazione del suo corpo vita al parto non conosce fretta. Maria ricorre a tutte le sue madri selvagge, ma è pure autonoma, sa regolarsi.
Giuseppe è escluso, ma lo sa e accompagna silenziosamente la sua giovane sposa incinta di non sa chi. "Lo Spirito di Dio", gli ha detto un sogno, un angelo sorridente in un sogno. Tuttavia Maria è una ragazza dolce e deliziosa, Maria è una sposa molto forte.
Così andava bene non ripudiarla, come va ancora bene lasciarle gestire questo parto e questo figlio di cui non sanno nulla.
Neppure se sarà quel figlio maschio che si aspettano.
E se nasce femmina?
Giuseppe sorride: sarà amata da loro allo stesso modo, e di più perché sarà più indifesa.
Giuseppe guarda Maria, quietamente indaffarata e ne ascolta la voce e il canto assorto.
In questo Giuseppe è un uomo straordinario e Maria lo sa. E lo ama, forse anche più di quel Dio che l'ha messa incinta e che lei non sa se ascolta la sua voce.
Tuttavia Maria non si lamenta e non fa richieste a Dio, il suo Amante.
Maria è una giovane donna arcaica e selvaggia: sa il silenzio, sa l'ascolto, riconosce le tracce della vita nella foresta, una a una.
Maria obbedisce.
Fuori di lì altre voci parlano, troppe voci di maschi poteri parlano e indagano, vite mestieri ruoli. Compiti e peccati. Giudicano in nome di Dio, e assai più severamente di quanto Dio non abbia mai detto, a chiunque.
Solo la voce di un uomo libero, uno soltanto, parla e urla attraverso il silenzio.
Gv 1,6-8.19-28
"Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando."
"Quella prova ebbe per me un carattere del tutto particolare: vedevo i miei legami spezzati dalla parte del mondo e questa volta era l'arca santa che rifiutava l'entrata alla piccola colomba... Lo credo bene che devo essere sembrata irragionevole quando non accolsi con gioia i tre mesi d'esilio, ma credo che, anche senza darlo a vedere, quella prova fu molto forte e mi fortificò molto nell'abbandono e nelle altre virtù". (Teresa di Lisieux, Opere complete, "Manoscritto A", pag. 184, Libreria editrice Vaticana, Roma 1997)
Giovanni è in esilio e lo sa.
Giovanni è un lupo escluso dal suo branco per tutto la vita: ne ha una nostalgia terribile.
Giovanni è stato voluto - direttamente da Dio l'Eterno - come l'escluso, l'esiliato.
Giovanni è uno che urla il suo dolore di stare lontano da quella Madre Padre, Antica Selvaggia Potente, che l'ha voluto come "voce di uno che grida nel deserto".
Giovanni non ha scelte: è amore allontanato dall'Amore, abbandonato dall'Amore nella Terra, il luogo della mancanza d'Amore.
Giovanni aspetta. Aspetta l'amore. Sa che arriverà, che è già lì.
Giovanni sa che quest'Amore è oltre ogni attesa.
Giovanni è l'unico uomo, maschio, libero sulla Terra; Giovanni è "il più grande dei nati di donna".
Giovanni non è servo di nessuno, neanche di Dio.
Per questo è nel deserto e vive di cavallette e del pelo dalla muta del cammello.
Eppure Giovanni chiede il piacere e il privilegio di essere schiavo dell'Amore che viene.
Ma Giovanni è amico di quell'Amore, e ne è il precursore, nella morte innocente.
Perché l'Amore che è arrivato è da Dio, è Dio Madre Padre, Dio Figlia Figlio, e questo Amore sa di ogni morte innocente, conosce ogni morte iniqua, vede gli occhi di chi smette di vivere per dolore pur continuando a vivere in esilio dalla sua stessa vita nella sua vita morta.
In attesa che l'Amore si manifesti nelle sue infinite forme anche nella nostra morta esistenza.
Perché Gesù è l'Amore che ci annuncia ogni amore. La vita che ci annuncia la vita. La bellezza che ci fa vedere ogni bellezza.
Solo Gesù è quel battesimo che ci bagna nelle acque di Dio, l'Eterna Amante.
ciao r
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