L'obbedienza è la libertà di amare

Obbedire e/è amare.
XXIII domenica del tempo ordinario.




Oh, Gesù, sono in ritardo e però non posso far passare questa giornata se non apro ancora la mia vita al tuo amore.
La tua parabola di oggi è di quelle durissime, eppure piene d'amore e di felicità.

Quasi alla fine dell'anno liturgico questa è una di quelle tue parole dove la speranza è l'altro lato dell'amore. 
Del tuo amore, Gesù.
Ascoltiamo.




Mt 25,14-30
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».






Sei un padrone duro e severo, mio Signore, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso.
Beh, fai bene. Perché è tutto tuo e tutto nasce e vive dal tuo amore continuo e inarrestabile.
Sei l'amore che non si completa mai, perché ha bisogno di questa tua piccola creatura, così difficile e piena di paure, per completarsi, per esistere sempre meglio.
La tua maggior gloria, Signore Dio, è farsi amare da te. Sempre di più.





C'è una cosa che mi colpisce in questa tua parabola, Gesù.
La nettezza con cui dichiari che il tuo dono - la capacità di amare - si moltiplica solo se sappiamo investirlo in altro amore. 
Solo chi ama sarà amata / amato sempre di più.
Ma nella tua narrazione la capacità di amare (i talenti) non è uguale per tutti. Ciascuna e ciascuno di noi ha la sua ed è quella che deve investire, è quella sua capacità di amare che deve puntare a far crescere.
Certo, chi sa amare di più moltiplica di più ed ha vantaggi maggiori. Ma tutti sono in grado di moltiplicare la propria capacità di amare. 
Purché non si abbia paura, sopratutto non abbiamo paura di Dio e del suo amore.
Non ha senso dire che Dio è un padrone duro e severo. Bisogna affidare al suo amore i doni che ci ha fatto e quindi usarli secondo le nostre capacità e attitudini, cose che Dio non metti affatto in discussione. 
Quelle che sono le ama, così come sono.
Davvero Dio non giudica e non fa differenze di persona.
Davanti a Dio qualsiasi tipo di amore è accettabile e giusto, purchè sia amore: cioè capace di "investimento", di donarsi sempre più, di crescere sempre di più come dono e fecondità, di diventare sempre di più ricco d'amore, sempre più capace dell'obbedienza legata all'amore.
Perché solo chi ama obbedisce al suo amore fino alla morte, fino alla vita, alla consumazione dolcissima della mia vita in te, Gesù mio, e nella tua parola ricca di vita e di amore.
Perché l'unica libertà che siamo è quella di amare, di vivere nell'amore: obbedienti a Dio il SoloAmore.




ciao r

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